LA MIA CLASSE - Gaglianone torna a dirigere Valerio Mastandrea
Un attore impersona un maestro che dà lezioni di italiano ad una classe di stranieri che mettono in scena se stessi. Ma durante le riprese accade un fatto per cui la realtà prende il sopravvento. Il regista dà lo ‘stop’, ma l’intera troupe entra in campo: ora tutti diventano attori di un’unica vera storia, in un unico film di ‘vera finzione’: “
La mia classe”.
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Quando Valerio mi ha detto guardandomi negli occhi: ‘Gaglia, nel film ci devi essere anche tu’, l’ho mandato a quel paese. Ma poi ho capito che aveva ragione, che non potevo dire ad un altro che cosa il regista del film doveva dire e fare, dovevo letteralmente metterci la faccia.”
Daniele Gaglianone dirige nuovamente
Valerio Mastandrea, in un film totalmente sui generis.
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Stavamo preparando da mesi un film che raccontava l’esperienza di un professore di italiano con una classe di scuola serale per stranieri adulti che seguono il corso sia per imparare la lingua sia perché sono costretti ad andare a scuola per conseguire i documenti necessari per restare nel nostro paese. La classe l’abbiamo costruita mettendo insieme studenti autentici incontrati nelle nostre visite a corsi vari di italiano. Le lezioni del professore dovevano essere “vere”. La trama del film era ispirata alle vite dei nostri studenti. Ma ad un certo punto la realtà con cui siamo entrati in relazione ci è esplosa fra le mani. E a quel punto ho pensato seriamente di rinunciare a fare il film...” Realtà e finzione si incontrano, si confondono: distinguere i confini diventa impossibile. Allora regista, attore, troupe prendono una decisione: abbandonare l’idea di film che stavano facendo per farne un altro “in cui lo spettatore smettesse di chiedersi che cosa stava vedendo, un documentario, un film di finzione, un docufiction, un backstage…”
Continua
Gaglianone: “
Fare questo film è stata un’esperienza unica: tutti i giorni ripetevo sul set che stavamo rischiando grosso ma per qualcosa che ne valeva la pena, perché il film o funzionava od era inguardabile. Non c’erano vie di mezzo. Una riflessione mi ha accompagnato e dato coraggio, quella di un poeta e scrittore russo di inizio Novecento, Daniil Charms: le uniche poesie che vale la pena scrivere sono quelle con dei versi che se si prendono e si tirano contro una finestra, il vetro si deve rompere.”
Il film prodotto da
Gianluca Arcopinto per
Axelotil Film,
Kimerafilm,
Relief, in collaborazione con
Rai Cinema, è scritto da
Gino Clemente,
Claudia Russo,
Daniele Gaglianone, con la fotografia di
Gherardo Gossi, il montaggio di
Enrico Giovannone, il suono in presa diretta di
Stefano Campus, il montaggio del suono di
Vito Martinelli, le scene di
Laura Boni, i costumi di
Irene Amantini.
30/07/2013, 09:05