VENEZIA 70 - CON IL FIATO SOSPESO, denuncia "doc"
Prodotto dalla stessa regista
Costanza Quatriglio e dalla Jole Film di Marco Paolini, “
Con il fiato sospeso” è un oggetto cinematografico poco definibile. È la storia vera di un giovane ricercatore, raccontata in forma di mockumentary da un'attrice che interpreta un personaggio, ma è anche documentario quando nel finale appare il vero padre del vero protagonista della storia, ed è anche (in minima parte) un film di finzione. Tutto questo in soli 35 minuti di durata, una lunghezza davvero insolita che lo rende ancora più “alieno”.
È la storia di Stella, che dalla provincia siciliana decide di continuare gli studi andando a Catania per fare farmacia, prima di innamorarsi della ricerca e “stabilirsi” in modo fisso nel laboratorio di facoltà per i suoi studi e la sua tesi, per poi scoprire che le cose non stanno andando (non sono andate) come immaginato.
Una storia forte, nata dal memoriale di denuncia che il giovane dottorando Emanuele scrisse prima di morire di tumore ai polmoni nel dicembre 2003 contro il Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell'Università di Catania.
Una storia tesa, intima, dolorosa, che la regista ha dichiarato aver voluto affrontare in questa forma indiretta perché “non filmabile”, perché è “inviolabile” l'intimità dei protagonisti. L'intensità di
Alba Rohrwacher nell'interpretare Stella, per circa 30 minuti inquadrata in un primo piano strettissimo in cui cerca di riepilogare le tappe della sua vita che l'hanno portata davanti a quella videocamera, lascia i brividi sulla pelle anche a distanza “di sicurezza” dalla visione.
Nella speranza che un prodotto così insolito, per natura e per lunghezza, riesca comunque a trovare il suo spazio nelle sale o in qualche altro circuito per parlare a più persone possibili.
01/09/2013, 08:30
Carlo Griseri