L'AngolO SraNieRo - LA VITA DI ADELE
È una storia d'amore dolorosa ed irripetibile quella che il regista tunisino
Abdellatif Kechiche racconta ne "
La vita di Adele", adattamento di un graphic novel di Julie Maroh, "Il blu è un colore caldo". Adèle Exarchopoulos è l'Adèle del titolo, una ragazza candida e carnale che con i suoi occhi spalancati e la sua rara bellezza, è ambita da tutti i ragazzi della scuola, invece lei rimane affascinata da una ragazza dai capelli blu, Emma,
Léa Seydoux, che entra così nei suoi turbamenti notturni, nella sua intimità e infine nella sua vita.
Girato in gran parte in primo piano, con qualche virata di troppo sul corpo di Adele mentre dorme, concentrandosi ogni volta sulla sua estremità posteriore, "
La vita di Adele", vincitore indiscusso della
Palma d'oro al Festival di Cannes, alla Croisette nel maggio scorso, non è solo la storia di un amore travolgente e carnale, ma il viaggio di una donna, alla deriva nel mare della vita, alla scoperta della propria sessualità senza filtri e tabù. Un film di tre ore, ricco di colore e di vita, dove l'esuberanza sfoggiata dai corpi delle due attrici nelle lunghe scene di sesso, non scade mai nella morbosità. Sesso non simulato, anche se le dichiarazioni fatte alla stampa da Seydoux e Exarchopolous rivelano un'esperienza terrificante, "Kechiche mi faceva sentire come una prostituta", ha ammesso Adele. "E poi ormai mi sto annoiando a parlare di lesbiche e scene di sesso, non è importante se si è gay o non gay. Ciò che è importante è essere capaci di innamorarsi".
E mentre le due amanti passano velocemente dall'incandescente stato di attrazione in una domesticità che lascia Adele confusa e lacerata, il fim riesce a trovare persino lo spazio per raffigurare le inquietudini sociali, politiche e multiculturali della Francia contemporanea, tra manifestazioni anti-austerità e marce del gay pride.
03/11/2013, 09:00