IL PRETORE - Tanto romanzo, poco cinema
È sempre difficile essere obbligati a non parlare bene di un film. Da una parte ci sono gli spettatori e il nostro dovere di informarli ed evitare che passino una brutta serata spendendo dei soldi e alimentando l'odio diffuso per il nostro cinema; dall'altra ci sono gli addetti ai lavori che, a causa di festival, conferenze stampa, incontri vari conosciamo personalmente e incontriamo spesso anche dopo aver parlato non bene del loro lavoro.
Comunque "
Il pretore" risolve da solo il dubbio perché sembra palese come sia difficile riuscire a considerarlo un film da consigliare. Ci sono un po' tutti dietro alla produzione di questo film scritto e diretto da
Giulio Base:
Rai Cinema, il Mibac, La Regione Lazio, Il Comune di Luino, il tax credit di
Intesa SanPaolo e di altre imprese, dunque non sconsigliare ai nostri fedeli lettori di andarlo a vedere sarebbe come invitarli a buttare altri 7 o 14 euro.
Protagonista del film - tratto dal romanzo di
Piero Chiara, Il Pretore di Cuvio, che più datato non si può - è
Francesco Pannofino che, dopo le imprese cine televisive in Boris, sembra aver smarrito la strada della recitazione, non smettendo neanche per un fotogramma di fare smorfie, faccette, boccucce, occhietti, vocine e tante di quelle mossette da riempire due cartelloni di teatro di avanspettacolo.
Con alla testa Pannofino, il gruppo degli attori appare allo sbando; più che televisivi, gli interpreti sembrano scelti aprendo a caso il librone dell'annuario degli attori, e per errore un volume degli anni '90. Tra vamp improbabili, notabili di paese appena uscirti dal cabaret e una vagonata di modelle per tutti i ruoli minori femminili, gli interpreti de "
Il Pretore" danno la sensazione, oltre a dire le battute, di dover recitare le parti descrittive del romanzo, creando un'atmosfera tra il confusionario e il didascalico.
A condire quest'atmosfera imbarazzante, le "non" scelte di regia che sembrano dipese da carenze produttive e da una tanto insana quanto poca considerazione dello spettatore. Mentre le automobili degli anni '20 e '30 procedono sulla passeggiata pedonale del lungolago per non dover inquadrare una sola volte la città alle spalle (il che significherebbe togliere le auto, le antenne, le parabole, le insegne...) i fucili da caccia sparano senza fare né fumo né fiamme, soltanto il botto... e le pendole fanno toc-toc, don-don, senza pendolare minimamente, immobili al centro della loro teca di legno e vetro. Disattenzioni su cui si può passare sopra in un film indipendente da 20.000 euro di budget, ma non su un prodotto costoso e addirittura in costume, diretto da un regista di colossal televisivi.
La trama procede prevedibile in tre blocchi dei peggiori generi: la farsa (per recitazione e situazioni) nella prima parte; il melodramma (per insopportabili romaticherie e umane vicende e debolezze) nella parte centrale; la tragedia (per la morte della protagonista e lo scontro finale tra i due uomini) nel segmento finale. In realtà c'è anche un po' di spaghetti western alla fine quando, i due novelli Spencer e Hill, si scazzottano agili come pachidermi nel salotto di casa.
"
Il Pretore", un film di
Giulio Base, uscirà in sala giovedì 3 aprile distribuito da Mediaplex.
01/04/2014, 16:27
Stefano Amadio