I vincitori del MedFilm Festival 2014
Il
MedFilm Festival ha festeggiato nel 2014 i suoi 20 anni di attività. Il Festival si è tenuto presso le sedi del Museo MAXXI e della Casa del Cinema.
“Siamo estremamente soddisfatti per essere riusciti, in condizioni economiche proibitive, a costruire un programma fortemente legato al racconto contemporaneo, e al tempo stesso estremamente eclettico, nel quale hanno convissuto tante idee di cinema: dalla finzione al documentario, dal melodramma al noir fino alla commedia ed al cinema sperimentale”, ha dichiarato la Presidente del MedFilm Festival, Ginella Vocca, che ha aggiunto “Il percorso, chiaro e creativo, è stato ben definito a cominciare dai film di apertura e chiusura, siamo partiti dall’Egitto con l’anteprima europea Factory Girl di Mohamed Khan, per arrivare in chiusura nel cuore dell’Europa, con il francese Eastern Boys di Robin Campillo. Due titoli, molto diversi per stile e contenuto, che uniscono idealmente le due anime del festival: da un lato il Mediterraneo, ricco di storia, fascino e passioni viscerali; dall’altro l’Europa dell’immigrazione e dell’incontro/scontro tra culture diverse”.
Sono stati due i
Premi alla Carriera conferiti dal festival. A
Mario Martone che si è detto felice di ricevere il premio da un Festival di cui apprezza da sempre la qualità dei programmi e soprattutto l’obbiettivi di fondo ovvero il tenere accesa una luce sulle culture del Mediterraneo. Alla premiazione cui hanno preso parte Iaia Forte che ha consegnato il Premio e Gianfranco Pannone che ha introdotto l’evento, è seguita la proiezione di
Noi Credevamo affresco sul Risorgimento, realizzato in occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia. Il secondo Premio alla Carriera è andato al regista francese
Paul Vecchiali che, insieme alle importanti parole con cui ha ringraziato gli organizzatori, ha voluto dedicare il suo premio al compagno di una vita l’attore Malik Saad.
Il Premio Koine è andato a Padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli, da sempre impegnato per i diritti dei migranti e l’accoglienza dei rifugiati. Il valore simbolico del Premio, sintetizzato nel suo nome, vuole sostenere i principi ispiratori delle più moderne politiche culturali, votati al sostegno di strumenti efficaci per la costruzione di una cultura di conoscenza e di cooperazione, credibile e durevole, tra i paesi della sponda Nord e della sponda Sud del Mediterraneo, in un cammino di dialogo, comprensione, cooperazione e sviluppo. “Le crisi economiche si possono superare, al contrario le povertà diffuse, di contenuti umani, le povertà culturali, sono ben più gravi, profonde e di difficile soluzione”, ha dichiarato Padre la Manna ritirando il riconoscimento.
I VINCITORI DEL MEDFILM FESTIVAL 2014
Premio AMORE E PSICHE 2014 a
STRATOS di Yannis Economides (Grecia)
Un film che ricorda Camus per la capacità di raccontare un uomo che vorrebbe la pace ma finisce sempre in guerra, che non guida gli eventi ma se ne fa guidare, ribellandosi solo alla fine. La faccia ferma, nobile, dolorosa e drammatica del protagonista è la dote maggiore di un film che coinvolge e rimane nella memoria.
ESPRESSIONE ARTISTICA a
IN GRAZIA DI DIO di Edoardo Winspeare ( Italia)
Un film che racconta con passione e partecipazione un esperimento di comunità quasi francescana. Una storia che coinvolge grazie soprattutto all’interpretazione delle protagoniste, che valorizza il lavoro degli altri che le circondano.
MENZIONE SPECIALE a
LE CHALLAT DE TUNIS di Kaouther Ben Hania (Tunisia)
Allegoria e osservazione dei costumi, in un film ironico e graffiante che racconta come il maschilismo sia una componente importante di una vita quotidiana che è stata poi messa in discussione dai recenti sommovimenti sociali.
La Giuria del Concorso Documentari, composta da Valentina Carnelutti, Antonio Pettinelli e Franco Arminio, ha assegnato il
Premio OPEN EYES a
MY LOVE AWAITS ME BY THE SEA di Mais Darwazah (Giordania/Palestina)
My Love Awaits Me By the Sea ha la capacità di mettere a fuoco con intelligenza e leggerezza una vicenda controversa e troppo spesso vittima di pregiudizi. Lascia lo spettatore libero di fruire della narrazione, del viaggio, dell’incontro con i personaggi avvicinandolo con sensibilità alle loro emozioni.
I riconoscimenti speciali sono andati a
KARPOTROTTER di Matjaz Ivanisin (Slovenia)
Karpotrotter è bagnato in un gusto etnografico, ma l’adesione alla realtà lascia spazio a una pacatissima dimensione onirica. La prolungata attenzione ai luoghi e alle persone produce nello spettatore una felice riattivazione dello sguardo.
e
SOBRE LA MARXA di Jordi Moratò (Spagna)
La scoperta di un uomo, un artista involontario, l’espressione della follia che si trasforma in arte e confronto dialettico con la realtà. Tutto questo in un linguaggio formale che coniuga materiali d’archivio, riprese originali, testo, in un approccio rispettoso verso un mondo parallelo al confine tra follia e arte.
La Giuria Consorso Cortometraggi, composta dagli studenti diplomandi delle scuole di cinema Nadim Hobeika (Faculté des Lettres et Sciences Umanes Saint Joseph - Beirut, Libano), Vladimir Tagic (Faculty of Dramatic Arts - Belgrado, Serbia), Roberto Sanchez Bueso (ECAM - Escuelas de Cine y Televisión de Madrid, Spagna), Zeynep Burcu Keçecioğlu (MSFAU - Mimar Sinan Fine Arts University - Istanbul, Turchia), Marie Louise Elia (ALBA - Académie Libanaise des Beaux Arts - Balamand, Libano), Soukaina Aboulaoula (ISCA - Institut Spécialisé du Cinèma et de l’Audiovisuel - Rabat, Marocco), Nefeli Evmorfia Dakozoudi (Faculty of Fine Arts- Aristotele University of Thessaloniki, Grecia), e dai detenuti della Casa Circondariale Rebibbia “Nuovo Complesso”, ha assegnato
Il Premio Premio Methexis a
SELMA di Mohamed Ben Attia (Tunisia)
Con pochi e minimali cenni della regia e della scrittura, il film descrive la lotta di tre generazioni di donne in una società patriarcale. Dopo la morte del marito, Selma prende il controllo della proria vita, non permettendo di essere messa in disparte dalle norme della sua società.
Il Premio Cervantes Roma è andato a
CHRISTINE di Mounia Akl (Libano)
per la sua delicata narrazione, e per la forza delle immagini cinematografiche. “Che cosa significa essere una suora? Amare e soffrire più di qualsiasi altra donna”. Attraverso la storia di due suore in Libano, questo film mostra il rapporto sottile e complesso tra l’affetto, l’accettazione e la femminilità.
I PREMI DELLE GIURIE POPOLARI
La Giuria PiùCulture, composta da Aleksandra Mirkovic (Serbia), Hind Rajil (Marocco), Emery Enego Bavogui (Guinea), Saghar Setareh (Iran), Alina Barbulescu (Romania), Benjamin Vasquez Barcellano Jr (Filippine) Cristina Liuzzo, (Etiopia), si è così espressa:
Miglior lungometraggio al film
In Grazia di Dio di Edoardo Winspeare (Italia)
Per aver coinvolto ed emozionato i giurati attraverso i temi trattati: quello dell’amore, per la propria terra e i suoi frutti, per i propri figli, per la propria dignità, e poi l'amore in tutte le sue sfumature, sensuale, tenero, giovane, maturo; per la visione magica della religione, vista come retaggio culturale più che come culto vero e proprio; per la scenografia naturale e il modo in cui è fotografato il paesaggio e la terra, il ritorno e l'attaccamento alle origini.
La pellicola contempla la complessità delle relazioni umane attraverso la rappresentazione contraddittoria e dura dei rapporti familiari. Un film al femminile, aspro come sanno essere le terre che racconta, è una sinfonia di volti vissuti che per mezzo di un dialetto autentico trascinano lo spettatore direttamente nel racconto. Molto interessante lo sguardo antropologico del regista che riporta in superficie aspetti dimenticati e rappresenta il reale così com'è, accettandone la complessità invece di semplificarlo per renderlo comprensibile. In grazia di Dio è un ottimo esempio di cinema realista contemporaneo nonchè un buon film in assoluto.
Riconoscimento Speciale a
Factory Girl di Mohamed Khan (Egitto)
Il film ha riscontrato un giudizio positivo presso tutti i giurati, per la sensibilità verso le donne, e per la lievità di un racconto di emancipazione che riguarda ogni essere umano. Particolare riconoscimento va alla bravura della protagonista e alla scelta della colonna sonora.
La Giuria degli studenti universitari della Facoltà di Arabo del Dipartimento di Studi Orientali dell’Università La Sapienza, del Dipartimento di Arti e Scienze dello Spettacolo della Sapienza e di RomaTre, dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” e della Scuola Provinciale d’Arte Cinematografica “Gian Maria Volonté”, si è così espressa:
miglior film
LE CHALLAT DE TUNIS di Kaouther Ben Hania
miglior documentario
IN THE NAME OF GOD di Mashti Esmail
miglior cortometraggio
WOODEN HAND/PEAU DE COLLE di Kaouther Ben Hania
14/07/2014, 08:45