FESTIVAL DI ROMA 9 - "La Foresta di Ghiaccio"
Una natura nemica, un destino avverso e il perenne scontro tra coloro che ne subiscono le conseguenze caratterizzano il secondo lungometraggio di
Claudio Noce, che spiega come la scelta del luogo sia stata funzionale alla resa dei suoi intenti: “Abbiamo avuto grosse difficoltà con le riprese, di sicuro la location non era a nostro favore quindi è stata una grande sfida. Tuttavia quel luogo è stato il palcoscenico perfetto per la storia e per i personaggi, anche se è stato difficilissimo per il freddo e le tempeste di neve. La forza del luogo è stata fondamentale per gli attori e per noi”.
Accanto all’ambientazione, supportata da costanti luci fredde che ne risaltano il clima, le vicende dei personaggi: “Fin da subito ho voluto cimentarmi in un film che seguisse le regole di genere, dal punto di vista narrativo, senza rinunciare alla carica emotiva dei personaggi, soprattutto sul finale. Sono arrivato sulla diga per conferire un impatto emotivo ancora più forte, soprattutto sul personaggio di Ksenia. Prima delle riprese li abbiamo vestiti con quegli abiti e la magia si è creata. La grande sfida era creare una favola nera a contatto con la realtà” ha rivelato il regista.
“Ho avuto molte difficoltà per questo personaggio – ha ammesso
Adriano Giannini, riagganciandosi al discorso sulle difficoltà pratiche delle riprese, rapportandole al suo ruolo – Con Claudio abbiamo iniziato a parlare del film due anni prima di girarlo, e lui già aveva pensato a me. Quando ho letto la sceneggiatura, capendo il tipo di film che avrebbe confuso il mio personaggio con le altre persone del luogo, ho avuto delle perplessità. Avevo paura di non riuscire a confondermi con loro, ma Claudio ha avuto più coraggio, ha creduto più di me in quel luogo e in quel personaggio. C’è stato un grande lavoro sui costumi e sulla pesantezza del personaggio”.
Anche
Ksenia Rappoport e Domenico Diele hanno raccontato i loro personaggi, il lavoro di messa a punto spesso contrastato dall’ambiente: “Con Claudio il lavoro è iniziato prima delle riprese, per costruire il personaggio, il suo aspetto, il suo trucco” – ha spiegato la Rappoport – “In questo periodo ho avuto tanti interrogativi perché dalla sceneggiatura il mio personaggio sembrava troppo misterioso, infatti volevo cambiarlo. Poi però mi sono convinta e mi ha entusiasmato l’idea di interpretare una figura quasi fiabesca, una sorta di orso che aiuta gli altri animali. Il posto, seppur ostile, ci ha aiutato molto ispirandoci”.
“Io ho avuto modo di confrontarmi con una parte ricchissima, colma di passato” – ha commentato
Domenico Diele – “Anche dal punto di vista linguistico avevo molti elementi su cui poter lavorare, insieme anche ai costumi. Il lavoro è stato molto articolato e complesso. Quando siamo saliti su, il posto ci ha sopraffatto. Decisivo è stato il paesaggio, che il mio personaggio conosce molto bene”.
Claudio Noce ha poi concluso parlando del rapporto con il grande
Emir Kusturica: “Ero molto impaurito dall’idea di dirigere Kusturica, ma ho cercato di trasformare questo mio timore in forza. Lui all’inizio mi ha studiato e osservato molto, e poi si è fidato. Lui ha messo molto di suo nel personaggio, a volte anche troppo, ma facendomi delle grandi sorprese. Mi ha dato alcuni insegnamenti che porterò sempre con me”.
23/10/2014, 15:40
Margherita Pucello