FESTIVAL DI ROMA 9 - Uno sguardo su "La Foresta di Ghiaccio" di Maria Roveran
“La Foresta Di Ghiaccio” è stata la mia seconda esperienza cinematografica. Un’esperienza che ho vissuto immediatamente dopo il set di “Piccola Patria” e che mi ha fatto crescere molto. Così, in poco tempo, ho potuto apprezzare due tipologie di set tanto differenti quanto simili per calore e umanità. Ricordo ancora il mio primo provino con Gabriella Giannattasio e subito dopo l’incontro con il regista Claudio Noce ed il feeling che si è subito creato.
Sandra, il mio personaggio, una ragazza così fragile e sofferente da apparire forte come solo i matti riescono ad essere, ha toccato sin da subito le mie corde più profonde che Claudio ha avuto la sensibilità e la generosità di accogliere, aiutandomi ad esprimere ciò che per me questa giovane rappresentava. Con Claudio ho condiviso la costruzione del mio personaggio, alla quale ho lavorato molto. Ho iniziato a documentarmi, a leggere, ad ascoltare musica ma vedevo che non serviva andare troppo lontano per far nascere qualcosa che parlasse da sé. Sandra, una giovane donna estirpata dalla sua terra a causa della Guerra Civile in Jugoslavia, salvata dalla madre che ormai non ha più, allevata da un branco di uomini che uomini non sono ma forse soltanto bestie.
Interpretare questo ruolo è stato come cercare un costante equilibrio tra dolore e gioia vitale, tra luci ed ombre, tra sanità mentale e follia. E’ stato come fare i conti con la solitudine più rumorosa che ciascuno di noi si può portare dentro, forse anche perché ha coinciso con una serie di incontri per me davvero significativi ed una condizione di personale transizione. Anche qui, come accadde per Piccola Patria, la musica mi ha aiutato molto. Per il provino veniva richiesta una ninna nanna di tradizione popolare, io non conoscendone di particolari ne ho composta una presentandola all’incontro con la casting. Scrivere e cantare spesso mi aiutano ad entrare all’interno delle dinamiche di un personaggio. Quella stessa ninna nanna è stata poi inserita all’interno del film per volere di Claudio e sotto la sua guida ho cercato di interpretarla provando a far parlare le pieghe più nascoste di Sandra.
Tutto ciò è avvenuto in un contesto di Set professionale ed umano all’interno del quale mi sono sentita accolta, integrata e sostenuta. Ci sono delle persone che ricorderò per sempre come Ksenja Rappoport, che con la sua bravura, sensibilità e forza mi ha insegnato moltissimo e che per me rappresenta un esempio non solo di attrice ma anche di donna. Veramente è stato un cast splendido fatto di belle persone. Giovanni Vettorazzo che mi ha sempre trattato come una figlia. Adriano Giannini, che con la sua professionalità e la sua bella, spontanea simpatia e semplicità autentica, trovava sempre il modo di dare forza, di ascoltare, aiutandomi a crescere nel mio personaggio. Domenico Diele, con il quale ho sempre potuto confrontarmi con sincerità e che per quanto giovane è stato per me un importante punto di riferimento sul set, una persona che mi ha sempre affiancato. Poi l’incontro speciale con Emir Kusturica e la sorprendente capacità di riuscire a comunicare oltre le parole. Ricordo i suoi insegnamenti e le sue dritte, le scene fatte insieme e gli schiaffi (recitati, di scena) che non voleva darmi nemmeno per finta!
Un ricordo speciale va a Danilo Panzeri e a tutte quelle persone della Val di Daone e dintorni che hanno lavorato con noi insieme a Claudio per la riuscita di questo film. Abitanti del posto che hanno dato un forte contributo e sostegno a questo progetto, che hanno recitato con noi, che ci hanno accolto e che personalmente mi hanno fatto sentire a casa. Ho legato moltissimo con ciascuno di loro, li ricordo tutti e li ringrazio di cuore.