Note di regia di "Ventisette minuti di purezza"
Ventisette minuti di purezza è un giallo irrisolto, ed è la cosa che mi è subito piaciuta della sceneggiatura di Massimo Vavassori... Inizia con un caso di cronaca ma quest’ultimo, anziché diventare motore della narrazione, diviene il pretesto per parlare di altro: il rapporto con il pubblico e le differenze tra cinema e televisione sono i due aspetti su cui ho concentrato i miei sforzi di regista. É stato importante per me sottolineare come un mezzo che dovrebbe produrre informazioni, la televisione, sia in realtà molto più vicino di quello che comunemente si pensi alla fiction; al contrario il cinema, mezzo finzionale per eccellenza, si mostra come rivelatore della realtà emotiva della vicenda. Per questo la psiche dei personaggi non viene mai avvicinata dalle telecamere della tv presenti all'interno del film, mentre è al contrario il cinema che può sondarne gli aspetti più interessanti ed emotivamente rilevanti (metaforicamente le telecamere della televisione non entrano mai nel luogo in cui l'omicidio è avvenuto, ma possono solo starne al di fuori). Ed è per questo che ho voluto inserire nel finale dei veri servizi sul finto fatto di cronaca da noi raccontato: il potere di creare una realtà non esistente da parte dei media è a mio avviso pericolosissimo. É il pubblico che, chiamato in causa in modo diretto nel finale, deve porsi delle serie domande sullo statuto della propria visione e del proprio modo di concepire l'intrattenimento.
Omar Pesenti