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UNO PER TUTTI - Genitori, amici, figli


Gli eventi dell'infanzia che segnano per la vita. Le colpe dei genitori e gli errori dei figli. Un film di Mimmo Calopresti che, in una Trieste fredda e annoiata, racconta le vicende di un ragazzo e di tre amici che si ritrovano. Con Fabrizio Ferracane, Giorgio Panariello, Thomas Trabacchi e Isabella Ferrari. E i giovani Lorenzo Baroni e Irene Casagrande. In sala dal 26 novembre con Microcinema in circa 50 sale


UNO PER TUTTI - Genitori, amici, figli
Ferracane, Panariello e Trabacchi "Uno per Tutti"
Gaetano Savatteri è persona attenta e sicuramente il suo romanzo (che non abbiamo letto) a cui è ispirato "Uno per Tutti" faceva della precisione narrativa, della descrizione delle situazioni, dell'utilità dei personaggi e dell'attendibilità delle faccende legali e di polizia dei punti di forza incontrovertibili.

Nel film di Mimmo Calopresti , purtroppo, la confusione regna sovrana e, aperte molte porte, spesso senza motivo, la sceneggiatura riesce a chiuderne soltanto alcune. Intanto, dal 2008 anno del romanzo, abbiamo visto diversi film sulle responsabilità dei genitori nei confronti dei figli e, in relazione a fatti gravi come un accoltellamento, non possiamo non ricordare i recentissimi "I Nostri ragazzi" di Ivano De Matteo e "Il capitale Umano" di Paolo Virzì.

Il tema è proprio l'atteggiamento di genitori, spesso distratti, di fronte alla colpevolezza di un figlio, ma mentre i due film citati camminavano precisi in questa direzione, nel film di Calopresti l'aggiunta di una vecchia amicizia finita misteriosamente in tragedia, confonde le acque senza arricchire la storia.

Tre amici d'infanzia, interpretati da Fabrizio Ferracane (il ricco padre del ragazzo colpevole), Thomas Trabacchi (un amico medico tornato al sud) e il poliziotto coinvolto nelle indagini Giorgio Panariello, si riuniscono un po' forzatamente intorno al figlio del primo. In realtà questa esigenza di ricercarsi dopo tanti anni aggiunge pochissimo allo sviluppo degli eventi, cambiando poco o nulla alla vicenda giudiziaria ma anche a quella personale dei tre.

La storia del film sembra come derivare da un romanzo al quale sono state asportate malamente alcune pagine, senza badare a sostituirle in sceneggiatura (scritta da Calopresti e Monica Zappelli) per rendere coerenti fatti e personaggi. E il tutto ne risente, rendendo anche momenti potenzialmente significativi, come il flash back dei bambini, privi di significato.

Un elogio a Giorgio Panariello, forse per la prima volta in un ruolo così drammatico, che grazie alle direttive di Calopresti ha svolto un lavoro di sottrazione, riuscendo a trasmettere tutto il malessere di un poliziotto nei confronti della vita privata e professionale.
Isabella Ferrari è una madre dalla doppia personalità: molto pressante con il figlio ma spesso assente con la mente. Non l'aiuta il bassissimo volume della voce che ha richiesto un aggiustamento di auto-doppiaggio, ma la doppiatrice è un altro mestiere.
Fabrizio Ferracane paga lo scotto di un personaggio senza sfumature, arrabbiato in ogni situazione dall'inizio alla fine del film in un'unica lunga espressione tra il vendicativo e lo spietato.
Thomas Trabacchi fa il massimo per giustificare un personaggio che non sembra propriamente indispensabile.

13/11/2015, 10:00

Stefano Amadio