MALARAZZA - Famiglia, violenza e malavita
Un storia di malavita, di violenza di mafia e di vendetta.
Giovanni Virgilio esplora i quartieri della sua
Catania, in particolare quello periferico di
Librino e San Berillo, celebrato in film e documentari per la presenza della comunità transessuale, ambientando lì una storia che prende spunto dalla famiglia di un piccolo boss Tommasino Malarazza (dell’ottimo
David Coco), violento e senza scrupoli con la moglie Rosaria (
Stella Egitto) e in contrasto con il suo capo mafia (
Cosimo Coltraro).
La faccenda si complica e Rosaria fugge di casa andando a cercare rifugio, un po’ come faceva la giovane protagonista di "
Più buio di Mezzanotte" di
Sebastiano Riso, tra i vicoli di San Berillo dove suo fratello, il transessuale Franco (
Paolo Briguglia), vive e si prostituisce in un basso malandato ma sincero e accogliente.
Malgrado il film racconti una storia plausibile, scritta in maniera veristica (l’autore si ispira a
Verga), è la scelta di messa in scena e di recitazione sempre ad un livello elevato ad allontanare dalla credibilità la vicenda ma anche a non farci affezionare ai personaggi, sia in senso positivo sia in quello negativo.
Tommasiano Malarazza è odioso ma troppo facile da odiare, con tutta la sua serie di malvagità da cattivo che lo spostano immediatamente dalla categoria dell’umano a quella del cliché.
Le intenzioni di sceneggiatura sono tra le migliori ma il film, che finisce per rimanere privo di sfumature, si avvicina troppo ai canoni del genere malavitoso finendo per sembrare qualcosa tra Gomorra, con i conflitti della criminalità organizzata, e i recenti film sulla periferia romana, con i giovani sedotti dalla delinquenza e dal guadagno facile.
Un finale inatteso e originale però riesce a far riprendere quota a "
Malarazza", chiudendo un capitolo importante in modo imprevedibile, dando un colpo alla speranza e allontanandosi da quei pericolosi luoghi comuni sempre in agguato nel nostro cinema.
07/11/2017, 09:28
Stefano Amadio