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Note di regia di "Soledad"


Note di regia di
Una scena del film "Soledad"
Morire per un idea o per amore sono due anacronismi differenti, ma entrambi partecipano alla stessa speranza: perche, oltre al qui e ora, c’è qualcosa di migliore, qualcosa senza il quale tutto questo non è abbastanza.”
Martin Caparros - Autore del libro Amore e Anarchia

Morire per una passione ci fa ricordare “Romeo e Giulietta” e le conseguenze determinate dalla volontà di due famiglie opposte nell’universo Shakespeariano. Erroneamente crediamo che queste morti non succedano più, che non si muore più per amore. In questa storia Soledad Rosas emerge come un’icona degli anni ‘90, una Giulietta postmoderna che ci dimostra che si può credere ancora nell’amore fino a morirne. Soledad Rosas, argentina, è nata e cresciuta in una famiglia conservatrice di classe media.
Nell’agosto del 1997, all’età di 23 anni, a seguito della laurea, i genitori le regalano un viaggio in Europa con un’amica. Un viaggio che finisce in Italia.
Soledad è il mito sconosciuto da capire in profondità, capire la sua ricerca, la sua scelta, le sue paure, i suoi sogni. Lontana da una quotidianità che si era lasciata alle spalle con la partenza per l’Europa,
Soledad, con spirito anarchico e nuovo, intraprende la strada più difficile: quella della vera libertà.
Perché Soledad non è voluta tornare agli agi della sua vita borghese in Argentina? Perché ha deciso di dimostrare che lei era capace di rischiare la vita fino in fondo? E che quello era il vero significato della sua vita?
In un mondo in cui ci troviamo sempre più immersi in scelte superficiali e superflue, la motivazione di Soledad diventa un’utopia, un anacronismo romantico che vale la pena raccontare e scoprire.

Agustina Macri