Note di regia di "Treno di parole"
Troppo pochi in Italia sanno chi è Raffaello Baldini. Ciò è in buona parte dovuto al dialetto, al fatto che venga definito poeta dialettale; ma in gran parte temo dipenda dal fatto che ha sempre e solo, anche con i monologhi, scritto poesia. Per di più con un’umiltà di fondo, un interesse verso le piccole cose della vita, un tono umano e sussurrato, un’idea del lavoro poetico come lavoro solitario e dialogo continuo con sé stessi, una semplicità di esposizione e di pensiero per niente semplici da raggiungere. Tutte cose che - nel mondo d’oggi - non fanno parlare di te. Nonostante l’irresistibile umorismo che contraddistingue la sua opera. Questo film vuol fare rivivere la realtà di un poeta attraverso il suo sguardo sul mondo. Vuole indagare nelle pieghe di quello che Baldini ci ha lasciato per capire e scoprire. Vuole trovare la poesia negli accostamenti, nel bianco e nero delle sue immagini. Perché Baldini non ci ha lasciato solo parole, ma anche fotografie e filmini 8 mm che mostrano uno sguardo estremamente preciso, lucido, insolito per un uomo di lettere. E ci ha lasciato la sua voce che legge e racconta - come solo lui sa farlo - le sue poesie.
Credo che la cosa più bella e più emozionante sia farsi portare per mano, da lui stesso, nel suo mondo, tra i suoi personaggi, i suoi famigliari, i suoi paesaggi santarcangiolesi, le sue storie. E farci raccontare da lui.
Silvio Soldini