Note di regia di "Kentannos"
Sono molto attratto dalla terza età. Forse perché ho dovuto prendermi cura di mia nonna nei suoi ultimi anni di vita in seguito alla prematura morte di mia madre. La mia relazione con lei si fece molto importante. Avendole fatto da badante, oltre che da nipote, ero responsabile per le sue cure mediche, l'igiene personale, l'esercizio fisico. Ho apprezzato ogni istante dei cinque anni trascorsi ad accudirla e ho percepito che anche lei era felice della mia presenza. Qualcuno era lì a prendersi cura di lei e mi piaceva esserci per lei, abbracciarla a volte.
Quando ci soffermiamo sulla longevità, spesso ci focalizziamo su cose come la dieta che facciamo, la salute, la genetica e, in tempi più recenti, sulla famiglia e le relazioni sociali. È quest'ultimo aspetto che mi interessa maggiormente. Sono stato in grado di osservare da vicino gli effetti positivi che la famiglia produce sui membri più anziani, stimolandoli, mantenendoli attivi, coinvolti nei progetti della loro vita. Questa relazione che esiste va ben oltre il semplice rispetto; è caratterizzata da manifestazioni di affetto fisico come gli abbracci, i baci e una presenza costante. Queste manifestazioni di affetto sembrano produrre effetti rivitalizzanti negli anziani.
Ho incontrato molte persone anziane a Nicoya, in Sardegna e a Okinawa. È così che ho incontrato i protagonisti del documentario. Mi hanno fatto innamorare di loro e mi sono deciso a fare un film che parlasse delle loro storie personali, delle loro famiglie e delle loro comunità. Penso alla longevità come al risultato di una serie di relazioni, familiari e sociali. Penso che le persone che hanno una vita lunga, rappresentino la chiave per capire e fare nostro un altro modo di concepire e fare esperienza delle relazioni. Questa è la tesi del documentario: ci sono molti modi di vivere e alcuni di questi modi possono condurre verso una vita più ricca e serena e quindi a una vita più lunga, salutare e consapevole.
Victor Cruz