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Note di regia di "Bella da Morire"


Note di regia di
"Bella da Morire" è una serie fortemente tematica, che sfugge alla tradizionale classificazione per generi e che tratta il complesso rapporto uomo/donna attraverso il crime ed il family, raccontando una galleria di personaggi insolitamente densi. Al centro della storia c’è Eva, una poliziotta es perta suo malgrado di casi di femminicidio. Come sempre quando si mette in scena una storia di detection, il rischio di entrare nel territorio del già visto o già letto è enorme. E proprio per evitare di scivolare nell’“originalità" come presupposto e non come risultato abbiamo cercato di seguire una strada semplice ma, a mio avviso, efficace: quella dell’adesione emotiva alla storia e alle figure che si muovono dentro. I riferimenti letterari e visivi sono molteplici. Eva è un personaggio complesso pieno di sfumature, dalla sensibilità ricca e pronunciata. Caratteristiche che sembrerebbero mal declinarsi con il suo modo di esprimere i sentimenti. Si presenta come una donna spigolosa, intransigente. Pronta a marcare con la matita blu la distanza tra l'amb izione di chi vorremmo essere e ciò che nella realtà dei fatti riusciamo a realizzare. Eva è dura con gli altri perché lo è con sé stessa. Mal tollera le incongruenze e le contraddizioni di chi le sta intorno.

I loro errori rappresentano per lei una sconfi tta personale perché testimoniano la delicatezza del proprio sistema di pensiero. La sua capacità di osservazione, la sua determinazione quasi malata nel cercare la verità sono solo alcune delle caratteristiche che costantemente mette in campo. Eva ha dei tratti irrisolti, delle paure che solo apparentemente sono da considerarsi aspetti negativi. In realtà proprio la consapevolezza di questi “difetti” le permetterà di trovare soluzioni agli intricati aspetti della sua vita professionale e privata. Col susse guirsi degli eventi capirà e capiremo quanto. La scrittura precisa e sensibile degli sceneggiatori Filippo Gravino, Flaminia Gressi e Davide Serino è sempre stata una vera guida. Da qui si è partiti per poi lavorare con tutti gli interpreti cercando di tr ovare le soluzioni meno scontate per la narrazione dei personaggi. Ognuno di loro, anche quello apparentemente meno centrale trova, in questa serie, la dignità del racconto. Non solo per il suo apporto allo sviluppo della storia quanto per lo sguardo comp assionevole che lo spettatore saprà regalargli trovandosi di fronte a personaggi così fallibili, splendidi e terribili, eccellenti e sciagurati. Uomini e, soprattutto, donne che si sapranno farsi amare mostrando angoli e aspetti dei loro caratteri che rigu ardano tutti noi nel profondo. Non siamo in un racconto con i buoni e i cattivi. Ci troviamo davanti a personaggi che si portano dietro fragilità, insicurezze, la difficoltà di riuscire a stare insieme o a stare da soli. E la loro sfida è accettarle ed aff rontarle. Condividerle e non avere paura dei fallimenti. Al centro della nostra serie c’è il femminicidio, una tematica molto delicata che abbiamo cercato di affrontare con il rispetto e l’indignazione che merita, ma senza la presunzione di sapere come e dove risolvere il problema. Ma non solo. Bella da morire è anche un racconto di relazioni familiari e sentimentali, complicate dalla diversità, dalla distanza e dai segreti. Rapporti tra sorelle, tra genitori e figli, tra amanti, dove la superficie nasco nde una complessità che si svela poco a poco, dove si può nascondere la violenza, ma in cui imprevedibilmente nasce anche la possibilità di un cambiamento

Per una mia precisa tendenza alla condivisione, ho voluto cimentarmi in un racconto che non doveva mai diventare elitario, ma rimanere aperto. La prima serata nel più importante canale generalista ti impone un’attenzione ed un senso di responsabilità ancora più elevato rispetto al solito. La possibilità di affrontare argomenti così intensi e di tradur li in un racconto destinato ad un ampio pubblico è stata una straordinaria occasione portata avanti cercando di smarcarci da qualsiasi forma di censura e banalizzazione, senza però mai dimenticare la complessità e varietà dei sentimenti che sono sempre il miglior veicolo con cui poter viaggiare.

Andrea Molaioli