NESSUN NOME NEI TITOLI DI CODA - Esce su Chili
Dopo essere stato tra i titoli che hanno visto interrotta la propria programmazione a seguito dell’emergenza coronavirus (era uscito in sala il 5 marzo), e dopo essere stato il primo film in Italia a tornare su uno schermo, il 18 Maggio nell’arena del Cinema Kolbe di Mestre, il documentario Nessun nome nei titoli di coda di
Simone Amendola debutta ora sul web grazie a CHILI, con lo spirito di una nuova vita distributiva, che segna un’importante continuità con la sala.
Parallelamente alla programmazione estiva nei cinema e nelle arene, il film sarà dunque anche fruibile on demand, su una piattaforma di qualità che durante il lockdown ha avvicinato platee prima più strettamente legate alla visione nei cinema.
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Nessun nome nei titoli di cod"a, presentato alla 14ma edizione della Festa del Cinema di Roma, è un racconto vivo e intriso di tenerezza che fa di una comparsa un protagonista, e insieme il racconto di un cinema (presente e passato) vissuto con grandissima passione e professionalità; la sua nuova diffusione in questo momento rappresenta un forte segnale di speranza, per l’industria e i lavoratori tutti del cinema.
Come ha dichiarato ultimamente il regista Pupi Avati: ‘…è un lavoro prezioso, mi ha molto colpito, a tratti addirittura commosso. Racconta un uomo che ha partecipato alla grande storia del cinema italiano restando sempre nell'ombra. Questo film gli restituisce quella visibilità che merita. Mi auguro lo vedano in tanti…’
IL PERCORSO DEL FILM
Dopo l’ottimo debutto all’ultima Festa del Cinema di Roma, dove ha riscosso grande interesse da parte dei media e consensi da pubblico e addetti ai lavori, il film ha iniziato a girare nei festival internazionali, ricevendo il Premio del Pubblico all’ARFF di Amsterdam e la Nomination Miglior Documentario Internazionale ai Fabrique du Cinema.
A gennaio l’eco è arrivata oltralpe e il Canale Artè France ha realizzato un reportage sul film trasmesso nei paesi francofoni e in Germania.
In coincidenza con l’uscita in sala, ha ottenuto il Patrocinio Fellini 100 dal MiBACT.
C'è una sequenza, i funerali di Fellini, che è in qualche modo la chiave del documentario. Mentre monta la commozione negli occhi dei presenti (da Gassman alla Vitti ci sono tutti) la regia si sofferma qualche istante su un gruppo di uomini di mezza età, una decina circa. Paolo Frajese emozionato ce li racconta: ‘Questi che vedete sono gli artigiani che hanno fatto il cinema, volti a me e a voi sconosciuti ma che a ognuno Fellini aveva dato un soprannome affettuoso’.
Al centro del gruppo, commosso, c’è
Antonio Spoletini.
Antonio oggi, a 82 anni, non smette di fare il suo lavoro con passione. Nelle sue iconiche telefonate come conigli dal cilindro sbucano all’improvviso Cleopatra e Orson Welles: ‘Faccio prima a dì con chi non ho lavorato!’ Si muove dentro Cinecittà come a casa. Ha fatto un pezzo di strada con tutti, che siano lo scenografo Premio Oscar Dante Ferretti, o il suo ex figurante (ormai star) Marcello Fonte, ma c’è un luogo dove le emozioni lo tradiscono ancora: il Teatro 5.
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In Nessun nome nei titoli di coda" il rapporto di Antonio con ‘Federico’ è il filo drammaturgico che salda l’azione del presente e la memoria: Antonio cerca una copia in pellicola di un film di Fellini a cui ha lavorato e cui è profondamente legato: Roma.
E questa ricerca diventa l’anima del film. Perchè incornicia il personaggio nel momento della vita in cui si tirano le somme, in cui si acuisce una sensibilità. E grazie a questa nuova fragilità vengono a galla le cose più intime che sono le emozioni più universali.
15/06/2020, 12:07