Note di regia di "Marana"
Il progetto inizia nel 2015 quando il duo della Lite Orchestra (Matias Campaci e Thomas
Pizzini, autori e esecutori delle musiche del film) entra in contatto con la cooperativa MeA, ente che gestisce la comunità di Villa Santa Rita, sita a Marana di Crespadoro nell’alto vicentino. Marana, così viene chiamata da tutti la comunità, è un servizio residenziale che ospita minori con disturbo dello spettro autistico e con disturbi del comportamento, rispondendo ai bisogni delle famiglie in termini pedagogici e di supporto psicologico ed educativo.
A quarant’anni dalla legge Basaglia, il Parlamento Italiano e la Regione Veneto hanno
emanato le “Linee Guida” per la gestione e la cura delle persone adulte con disturbo dello
spettro autistico ma rimangono lacune in termini di disposizioni per quando riguarda
la gestione dei minori, che risultano a carico delle famiglie fino ai 18 anni. Una zona grigia in espansione vista la cosiddetta, e controversa, “epidemia” dell’autismo (nel 2018 un bambino su 100 ha diagnosi riferito allo spettro autismo, nel 1975 era uno su 5000). Da questi dati nasce l’idea di produrre un film che possa raccontare del fenomeno restituendo la potenza stravagante, libera e creativa dei giovani protagonisti. La prima domanda che siamo posti è stata: quali sono i vissuti di un adolescente con disturbo dello spettro autistico? Spinti dalla volontà di trovare quell’invisibile terreno comune, quella comunicazione che trascende le condizioni sociali, fisiche, mentali, è nata un’azione di progressivo abbandono all’ascolto: l’unica prospettiva che ci sentiamo sentiti di
abbracciare per raccontare questo mondo “sospeso”. La costruzione di una messa in
scena che non mette al centro la condizione dona ai protagonisti un’umanità né disperata né battagliera, ma intensa e vivace, legata alla giovinezza che porta con sé la curiosità e gli
slanci propri di quell’età. Una possibile trama è solo accennata, i fatti che accadono sono
pochi: tutto è nei personaggi, i cui non-dialoghi sono monologhi interiori che si intrecciano e si attraversano. Marana diventa così un unico respiro, un’unica voce, un ritratto emotivo dei
giovani protagonisti, uno sguardo che cerca di rendere tangibili i loro desideri e la loro visione del mondo.
Giovanni Benini e
Davide Provolo