Note di regia di "Labbra Blu"
Il percorso che ha portato all’elaborazione di questo progetto cinematografico si è svolto nella struttura di reintegrazione familiare assistita del paziente post-comatoso Casa Dago e all'interno dell’Istituto di Ricovero e Cura Santa Lucia, da decenni all’avanguardia nella riabilitazione. Lo scopo era quello di realizzare un documento audiovisivo sulle vicende e sulle attività dei pazienti, accompagnati dai familiari e seguite dal personale qualificato. Gli incontri e le molteplici esperienze realizzate in queste due realtà mi hanno permesso di osservare i pazienti durante una delle loro fasi più delicate e difficili, quella dell’acquisizione di strumenti utili alla costruzione di una nuova vita per un reinserimento graduale nella società, diversa e lontana da quella precedente. Entrando in contatto con i pazienti più giovani mi sono reso conto che esiste una forte continuità tra l’esistenza precedente al coma e quella immediatamente successiva. Una continuità cosparsa di sogni, desideri, speranze che accomunano le esistenze più acerbe, quelle più combattive, reattive e ribelli. Nel caso di Gabriele e Philip, la malattia ha scatenato una reazione ben precisa, indirizzata a conservare la propria identità. Ho cercato i loro pensieri, li ho accompagnati nelle loro giornate, ho intervistato i componenti delle loro famiglie e mi sono ritrovato tra le mani un prezioso materiale di sentimenti ed esperienze capace di comporre un quadro inedito, intimo, profondo. Documentando e catturando frammenti di vita di Gabriele e Philip ho compreso quanto la parola potesse essere limitante e mi sono spostato su un piano diverso, cominciando a pensare allo sviluppo del loro vissuto attraverso un nuovo approccio, coinvolgendoli direttamente nel processo di scrittura. Insieme abbiamo cominciato a immaginare pezzi di storie, scene, e immagini, basandosi sui loro sogni e i loro desideri. Di seguito, ci siamo soffermati sulle figure che li avrebbero accompagnati: gli amici, la famiglia, le loro relazioni sentimentali. In questo senso anche la scelta di utilizzare come protagonista il vero Gabriele, e intorno a lui costruire un gruppo di giovani con o senza le sue stesse problematiche, mi è sembrata l'unica soluzione per raccontare al meglio questa storia. La sua vicenda è quindi quella di un ragazzo che vuole riprendersi ad ogni costo la sua vita, com'era prima. Il desiderio espresso nei sogni di Gabriele e in quelli di Philip è il nostro film, che con toni divergenti e variopinti racconta un mondo poco conosciuto. Un film che cerca di rimanere sempre fedele ai desideri dei due ragazzi che non chiedono altro che vivere senza essere giudicati e di essere compresi tramite il racconto della loro vicenda”.
Andrea Rusich