Note di regia di "Gigi a Nespello"
La produzione del film "
Gigi a Nespello" ha preso le mosse da una proposta di Gigi Brozzoni, già direttore del Seminario Permanente Luigi Veronelli, oggi responsabile per la valutazione dei vini di Lombardia, Piemonte, Veneto e Toscana per l'annuale Guida Oro Veronelli.
Gigi Brozzoni è originario (come tutti i Brozzoni) di Costa Serina (Costa Alta), da bambino è stato segnato da un tragico episodio che oggi desidera indagare. Gigi sceglie di iniziare la ricerca documentandone gli sviluppi attraverso la mia macchina da presa. Ci eravamo conosciuti qualche anno prima, quando organizzavo rassegne cinematografiche, Gigi sosteneva i progetti legando la proposta cinematografica alla proposta di degustazione enologica.
Nel 1957 la mamma e la "zia Marietta" di Gigi, con altre donne di Costa Serina, fornivano un aiuto per le faccende quotidiane a una famiglia di Nespello, Gigi accompagnava spesso le donne da Costa Alta alla piccola frazione, dove la madre di un ragazzo adottivo, il dodicenne Giancarlo, giaceva a letto malata.
Alla fine del 1957 il giovane Giancarlo scomparve per alcuni giorni, fu ritrovato impiccato a un albero, non lontano dal paese. Il caso fu subito liquidato come suicidio, anche se dubbi rimasero nella comunità. Gigi ha un'idea precisa su quello che accadde in seguito: il paese di Nespello si svuotò, gli abitanti lasciarono le proprie case nel giro di un paio d'anni, Gigi è certo che la morte del giovane Giancarlo fu determinante per la scelta dell'abbandono.
Naturalmente la convinzione di Gigi è tutt'altro che suffragabile, visto che anche altre frazioni di Costa Serina (Tagliata, Passoni, Trafficanti) persero numerosi abitanti tra la fine degli anni Cinquanta e i Sessanta. Inutile quindi cercare una risposta. Il film si concentra piuttosto sulla ricerca, con riprese presso gli archivi della Biblioteca Civica Angelo Mai e incontri con abitanti e un "testimone chiave", che però non fornirà la risposta che Gigi avrebbe desiderato. Il fatto rimane misterioso: non ci sarà nessuna certezza, nessuno "scoop".
Il film "
Gigi a Nespello" è costruito attorno a tre temi intrecciati tra loro, di particolare interesse, perché si inseriscono a pieno titolo nella riflessione, appunto, sociale, culturale ed economica intorno al tema dell'abbandono delle terre alte. Naturalmente non è certo un film che può dare una risposta, al contrario nel film si insiste sulla questione aperta della valorizzazione delle terre alte.
All'interno del film:
1) è messa in evidenza la figura di Gigi Brozzoni, la cui famiglia lasciò Costa Serina per stabilirsi a Bergamo prima della sua nascita, rimanendo però molto legata alla Valle Serina, Gigi passò le sue estati da bambino tra i boschi del Monte Alben e del Monte Suchello.
L'incontro con Luigi Veronelli fu determinante per la carriera lavorativa di Gigi, Veronelli scoprì le doti innate, la particolare sensibilità delle sue papille gustative e lo coinvolse nel suo progetto di divulgatore enologico. Dopo la scomparsa di Veronelli, Gigi prese la direzione del Seminario Permanente Luigi Veronelli, che gestì per diversi anni. Oggi è una delle quattro "voci" della notissima Guida Oro ai Vini d'Italia.
2) è indagata la tragica storia del piccolo Giancarlo Noris, attraverso incontri con gli abitanti e persone che,
in qualche modo, sono legate al mistero della sua morte;
3) più importante, ai fini di una riflessione di carattere sociale, è quello che per noi è il vero tema del film: l'abbandono delle terre alte. Il tema è centrale, non da oggi, le proposte per un rilancio delle aree montane sono molte, molto variegate, spesso in contrasto. Se è vero che nel film l'argomento si mantiene come "basso continuo", mai apertamente affrontato, è altrettanto vero che ogni parola, ogni riferimento, anche non esplicito volge nella direzione di un abbandono, legato a fattori chiaramente economici e sociali, di luoghi ancora meravigliosi, nonostante interventi edilizi non sempre di livello: nel film, con grande affetto, Gigi racconta lo sviluppo edilizio del paese definendolo "anarchico"...
Note che hanno guidato la costruzione del film
Dal diario di produzione: «Conosco Gigi da molto tempo. Gigi passa l'estate degustando vino. Collabora alla realizzazione di una nota guida alle migliori produzioni italiane. Quest'anno si occupa dei vini di Piemonte, Lombardia, Veneto e Toscana. Gigi ha un ricordo d'infanzia. Una vicenda tragica che accadde negli anni '50 del 1900. Una vicenda che vorrebbe indagare. Sono la persona meno adatta per lavorare a un'indagine. Ma quando mi propone di sviluppare insieme il progetto, mi manca la prontezza di trovare subito una buona scusa e rifiutare.
Sono coinvolto in questa ricerca. Una volta di più capisco di essere un po' troppo facilone. Per prima cosa cerco musica diegetica, ché extradiegetica la prepara Alessandro Adelio. Matteo è il figlio di Daniela,studia violino.
Durante la festa di compleanno di Laura gli chiedo di poter registrare un brano. A memoria...»
La storia è triste e strana: Giancarlo, dodicenne, da alcuni giorni era sparito, viene trovato impiccato a un albero, non lontano da casa. È subito accettata l'ipotesi del suicidio.
Da "L'eco di Bergamo", 31 dicembre 1957: «Apparentemente si potrebbe pensare ad un suicidio, dato che il ragazzo è stato trovato impiccato, ma è evidente l'impossibilità di scartare a priori le restanti supposizioni in quanto in un ragazzo di 12 anni il pensiero di togliersi la vita appare quasi del tutto inconcepibile. Insomma andranno vagliate tutte le altre ipotesi prima di arrivare ad una così grave conclusione».
L'articolo de "Il Giornale del popolo" è del giorno successivo. Il giornalista scopiazza "creativamente" l'articolo de "L'Eco di Bergamo" e inventa di suo: «Lunedì mattina il padre, affacciandosi alla finestra scorse il ragazzo inginocchiato sotto l'albero. Dapprima credette che Gianni volesse chiedergli perdono e quindi gridò, ostentando una certa severità: "Vieni pure a casa. Ti ho già perdonato ma se scappi nuovamente ti faccio rinchiudere per sempre" (...) discese a pianterreno e raggiunse l'albero: il piccolo Gianni era cadavere».
Da una specie di "Nespello Leaks" veniamo a conoscenza di uno scritto dell'epoca del suicidio. Sono due pagine scritte da Don Angelo Cattaneo, Parroco di Costa Serina dal 1953 al 1967:
«(...) Un fatto assai increscioso, un ragazzo di 12 anni (trovatello) adottato dai coniugi Noris Gianmaria e Adobati Carmela è stato trovato impiccato a un piccolo albero a pochi metri dall'abitazione. Da più di un anno era alunno dell'Istituto Botta. Nella Pasqua precedente era fuggito dall'Istituto con un suo condiscepolo, venne poi ritrovato e ricondotto in collegio. A Natale, tornato in famiglia per le vacanze, non aveva dimostrato segni particolari di squilibrio mentale, per quanto fosse piuttosto discolo e non sembrasse in tutto normale almeno in seguito al suo comportamento. Non pazzo, ma carattere vendicativo, a volte sembrava anche crudele. Scomparve da casa il 27 dicembre sera e venne ritrovato dal signor Noris Gianmaria, suo adottante, al mattino del giorno 30 appunto impiccato. Erano state fatte ricerche un po' in tutte le direzioni, senza esito positivo. Il giornale “L'eco di Bergamo” ha perfino insinuato un delitto, o un gioco.
Fu vero delitto? O un suicidio?
Certo il fatto è impressionante. Il Parroco, contrariamente al parere del direttore dell'Istituto Botta, che voleva si facessero funerali solenni, con la partecipazione dei condiscepoli del defunto, fece invece un funerale che, conformemente al Sinodo ed al Diritto Canonico, ebbe forma di castigo, non già per l'individuo in sé, Il cadavere venne portato in chiesa e su di esso effettuata l'assoluzione al cadavere stesso in forma privata, col suono di una campana.»
Mi pare poco gentile non avere la musica diegetica da Alessandro Adelio. Gli propongo una rapida seduta di registrazione, in casa. Mi sembra un bel modo di accompagnare la visita di Livio e del fratello Damiano nel luogo in cui proprio Damiano, bambino, scoprì con orrore il cadavere di Giancarlo.
Alberto Valtellina