Note di regia di "Il Profumo del Mirto"
Mi ritrovo spesso in Val Tramontina, mia terra di origine, dove qualche anno fa ho avuto la fortuna di conoscere Francesco. Presentatomi da alcuni amici della zona in concomitanza di una festa patronale, è scoccata subito una scintilla che ci ha fatto diventare grandissimi amici. Mi sono subito innamorato del suo modo di vivere la vita e dei suoi racconti, a volte talmente incredibili da sembrare irreali, surreali.
Così è nata l'idea di fare un film in omaggio alla sua vita e a quella di molti giovani miei coetanei sardi, che come lui, hanno veramente visto e palpato la miseria, e allo stesso momento però, il profumo e il sapore della vera libertà.
Ho cominciato così, in varie sessioni, ad annotarmi i suoi racconti e a delineare una scaletta di argomenti che mi hanno permesso di creare una significativa e accattivante sceneggiatura.
La sua famiglia, i primi amori, i suoi bizzarri amici sardi, in viaggi in motocicletta in lungo e in largo nell'isola, le feste di paese, i primi passaggi in traghetto verso il continente, ma fondamentalmente sempre una cosa che faceva e fa da fulcro alla sua vita: il cibo e la condivisione.
È veramente un rituale vivere e condividere con un sardo (o più sardi) il significato di cucinare e stare insieme, passare una moltitudine di ore davanti ad un fuoco acceso, senza fretta, parlando di tutto, senza inibizioni.
Due popoli straordinari che vorrei attraverso questa storia, portare veramente al posto che meritano.
Ho riscontrato una cultura incredibile in queste persone, e dei valori davvero unici.
La famiglia e l'amicizia soprattutto. Francesco è stato quasi dieci anni senza tornare dai suoi cari. Un tempo infinito. Per noi inconcepibile. Ma quando durante le mie svariate visite, lo sorprendo al telefono con le sue genti, inderogabilmente parlando in sardo stretto, lingua oserei dire, molto più complessa del nostro friulano, io rimango a guardarlo per infiniti minuti, non comprendendo i contenuti dei suoi discorsi, ma solo per osservare i suoi occhi lucidi che viaggiano anche solo per qualche attimo, nelle sue lontane terre natie.
Se c'è un modo oltre che attraverso le immagini e la televisione, di conoscere e scoprire un luogo mai visitato, credo che le parole di chi ci è nato lì e non ci torna da tempo siano più significative di qualsiasi fotografia.
Parole e racconti che escono dal cuore, che diventano poesia e fanno riflettere sull’essenziale che basterebbe per vivere bene e in armonia con ciò che ci circonda.
I valori dell'amicizia e della condivisione come già detto, bisogna solo che provarli e viverli in prima persona.
In questi anni ho visto personaggi inimmaginabili fare visita a Francesco, nei sabati e nelle domeniche che passavo in vallata. Imprenditori e persone decisamente altolocate con l'esigenza di evadere dalla monotonia del quotidiano, della città, della vita, delle auto e delle ville di lusso, e sporcarsi le mani per qualche ora (anche i vestiti talvolta), mangiando formaggi e ricotte ancora caldi e un po’ di carne appena tolta dalle braci.
Ho visto la tristezza e al contempo la felicità in queste persone che hanno tutto e forse niente. Niente di quello che li fa star bene probabilmente. Li ho visti tornare, e ritornare sempre più spesso in quel umile ovile, perché forse si sono accorti di cosa serve veramente alla propria persona per vivere un po’ meglio. La libertà!
Christian Canderan