MIO FRATELLO, MIA SORELLA - Cosi' lontani, cosi' vicini
Tesla e Nik hanno avuto un padre “ingombrante”, un fisico eccentrico che ha dato loro il nome del celebre inventore e fisico serbo-croato e che ha segnato le loro vite in maniera nettamente diversa. Al suo funerale i due fratelli si ritrovano dopo 20 anni, Tesla distrutta dal dolore per la perdita del padre, Nik ancora risentito per un rapporto tormentato e mai risolto. Tra i due la tensione è alta e le cose peggiorano quando leggendo il testamento si vedono costretti a convivere per un anno sotto lo stesso tetto. Per Tesla, ansiosa e ancora ferita dal fratello lontano per anni senza darle una spiegazione, questo complicherà la sua vita già non semplice, tra il rapporto per niente idilliaco con la figlia Carolina (
Ludovica Martino) e la protezione soffocante verso il figlio Sebastiano (
Francesco Cavallo) che soffre di schizofrenia. L’arrivo dello zio in casa naturalmente cambierà le cose.
Rapporti irrisolti, poli opposti che si scontrano e il delicato tema della schizofrenia:
Roberto Capucci con la sceneggiatrice
Paola Mammini affronta in "
Mio fratello, mia sorella" temi che abbiamo visto più volte al cinema, da “Mio fratello è figlio unico”, per citare il titolo più famoso in Italia sul rapporto tra familiari, al più recente “Tutto il mio folle amore” per quanto riguarda l’argomento dei disturbi mentali. Qui la patologia è resa però in maniera stereotipata, nonostante la stretta collaborazione degli autori con la Società italiana Psichiatria, forse a causa dell’interpretazione acerba dell’esordiente
Francesco Cavallo nei panni di Sebastiano.
Quello che invece funziona è la relazione travagliata tra Tesla e Nik che
Claudia Pandolfi e Alessandro Preziosi riescono a rendere in maniera convincente in ogni sfumatura: dall’iniziale freddezza alla graduale apertura che si manifesta nella scena più toccante, quando dopo una furiosa discussione i due fratelli si lasciano andare a un abbraccio liberatorio tra le lacrime.
Claudia Pandolfi, magrissima, con profonde occhiaie e i capelli bianchi è totalmente calata nei panni della “madre coraggio” che ha smesso di vivere e di essere felice per dedicarsi senza tregua al figlio, il Nik di Preziosi con la sua personalità dirompente, sempre sopra le righe, rappresenta in pieno il classico uomo di mezza età eterno “Peter Pan” che cela, però, ferite profonde.
Il finale consolatorio completa una commedia imperfetta in alcuni punti, che con un differente epilogo avrebbe guadagnato in veridicità, ma che riesce a emozionare grazie all’interpretazione dei protagonisti.
05/10/2021, 12:00
Caterina Sabato