ROME DOCUMENTARY FESTIVAL 2022 - AFTER A REVOLUTION
Due fratelli, un fronte, due fazioni contrapposte su cui combattere. E' successo in Libia, ciò che il documentario di Giovanni Buccomino "
After a revolution" racconta, ma potrebbe accadere tristemente in molte parti del mondo. Non per caso, infatti, il lavoro sceglie l'indeterminativo "a" e non il "the", a significare che non importa (troppo) di quale rivoluzione si parli, è una delle tante, in Libia e altrove.
Cinque anni di riprese, una situazione drammatica e pericolosa: Buccomino non si spaventa e si immerge nel legame interrotto e poi faticosamente ripreso tra un fratello e una sorella, ma anche tra chi ha combattuto per un (diverso ma simile) concetto di libertà. Può esistere il perdono, a fuochi spenti? Può esserci un dialogo, tra chi si è sparato?
La storia al centro di "
After a revolution" è epica e unica, ma nelle oltre due ore di racconto (in cui succede davvero di tutto, tra riepilogo degli scontri, elezioni, aggressioni, fughe, migrazioni e tanti momenti privati in famiglia) il pubblico impara a conoscersi, e inizia a farsi domande scomode, non può che mettersi nei panni dei due co-protagonisti. Anche se farlo da lontano, in luoghi di pace, non è per nulla semplice.
Nonostante le difficili condizioni di lavoro e la densità della narrazione (che a tratti lascia chi guarda un po' smarrito, alla ricerca del filo che lega i vari passaggi), il regista riesce a "portare a casa" immagini di grande qualità, inquadrature che rimangono, sguardi che non si possono ignorare.
Restando il più possibile a distanza dagli opposti schieramenti, cercando di offrire una visione neutrale degli sviluppi: il coraggio di difendere la propria vita e le proprie idee è un bene prezioso, da preservare ad ogni costo.
30/09/2022, 00:44
Carlo Griseri