Note di regia di "Historia en Camino"
Quando i produttori Giada Mazzoleni e Alessandro Pugno mi hanno coinvolto in questo progetto, ho pensato che potesse essere l’occasione giusta per sperimentare ulteriormente un nuovo stile, da me recentemente concepito nel corso del primo, rigido lockdown del 2020: in quell’occasione mi sono ritrovato, come tutti, confinato in casa e – alla stregua di molti colleghi – ho visto i miei progetti registici dissolversi. Allo stesso tempo, però, in quei giorni mi tornava alla mente una domanda che mi ero già posto anni prima, se fosse cioè possibile realizzare un progetto cinematografico di qualità interamente in solitudine, senza l’ausilio di una troupe. Una domanda impegnativa, in quanto il Cinema è un’arte collettiva e quanti la praticano sono consapevoli del fatto che parte del suo fascino derivi proprio dal lavorare insieme. Tuttavia, l’impellente necessità di esprimere la mia creatività mi ha indotto a sperimentarmi in una nuova iniziativa: ha così preso forma The Little Broomstick Rider, una serie animata in sei puntate. Non potendo contare su collaboratori in carne ed ossa davanti e dietro la macchina da presa, ho fatto recitare le mie illustrazioni utilizzando le mie mani come ‘crew’. Io sono regista e illustratore, non animatore: la mia attività registica fino ad allora era stata legata al live action e, sebbene le mie illustrazioni fossero entrate, di volta in volta, come soggetti in alcuni miei lavori o come storyboards (e come tali destinate esclusivamente ai miei collaboratori), prima di allora non avevo trovato il modo di far incontrare queste due attività.
La mia distanza dal tradizionale mondo dei cartoni mi ha sicuramente agevolato nell’individuazione e sviluppo di uno stile di animazione totalmente personale, una modalità nuova che mi piace definire “cinema illustrato”. Non credo, infatti, che lo si possa considerare ‘animato’ nel senso classico del termine, in quanto protagoniste sono illustrazioni statiche che, a seconda di come siano mosse – alla stregua di burattini – o dei diversi movimenti della macchina da presa, paiono animarsi di vita propria. Non si tratta di classica animazione, piuttosto di illustrazioni che prendono vita. Questa nuova tecnica stilistica, ad oggi, è per me un’avventura in fieri che mi consente di raggiungere risultati nuovi, così come nuove sono le traiettorie artistiche che mi permette di esplorare. Sono da sempre attratto dalla trasposizione cinematografica di testi letterari, e questo mio nuovo stile – attraverso il quale i personaggi si esprimono presentando cartelli con i testi scritti dei propri dialoghi – rappresenta per me un’evoluzione letterale del concetto di adattamento. Historia en Camino è l’espressione, senza alcun dubbio, di un nuovo capitolo all’interno di questo progetto artistico, caratterizzato dalle richieste della committenza di valorizzare i documenti storici d’archivio di riferimento come parte integrante del cortometraggio stesso; richiesta che si è tradotta in un’interessante sfida creativa, volta a unire la documentazione storica il più armonicamente possibile con il cinema illustrato.
Desidero ringraziare in particolar modo Stefania Pero e Marta Musso, autrici della sceneggiatura che, attraverso una ricerca capillare, hanno portato alla luce personaggi storici, vicende e aneddoti di grande fascino e interesse. Il maggior pregio di questa sceneggiatura – il cui scopo principale non è quello di approfondire, bensì di invogliare lo spettatore all’approfondimento – consiste nel presentarsi come un affresco che, con ironia e leggerezza, tocca tematiche, eventi e vite che si intrecciano lungo la Storia del Cammino di Santiago. Ho fatto mie le intenzioni delle sceneggiatrici dando forma visiva allo script, che si è rivelato una fonte di ispirazione per nuove creazioni, nonché una tela ricca di suggestioni su cui far vivere un vero e proprio microcosmo. E così Aymeric Picaud e i suoi monacelli si aggirano per la Storia e lungo il Cammino, laddove mappe, documenti, dipinti e fotografie di repertorio divengono scenografie di un teatro barocco di carta, con continui cambi di scena a vista che corrispondono – di volta in volta – al trascorrere del Tempo e all’avvicendarsi di personaggi variopinti per quanto presentati in bianco e nero, a risaltare il colore vivo dei documenti storici. Mi auguro che questo cortometraggio possa intrattenere e – allo stesso tempo – spingere lo spettatore ad interrogarsi sulle vicende e sui personaggi che riflettono l’essenza stessa del Cammino, invitandolo a divenire consapevole delle straordinarie ricchezze conservate dagli Archivi Europei, custodi della nostra identità e di storie che attendono di essere riscoperte.
Matteo Bernardini