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VIVE LE CINEMA 7 - I vincitori


VIVE LE CINEMA 7 - I vincitori
Film su cui dialogare e riflettere, intersezioni con le altre arti visive, incontri con chi fa il cinema, una generosa partecipazione da parte dei leccesi. Si chiude il lungo weekend festivo di Vive le cinéma – Festival del cinema francese a Lecce. Anche quest’anno, il festival ha coinvolto attivamente i più giovani, invitando gli studenti a guardare e premiare i film. Inoltre, per questa settima edizione Vive le cinéma ha voluto affidare questa responsabilità anche gli ospiti della Casa della carità di Lecce, rinnovando una collaborazione che mira a promuovere i valori della cittadinanza attiva attraverso la cultura.

Tra i temi pregnanti di quest’anno, i diritti umani: portavoce d’eccezione è stata Mina Kavani, attrice e attivista iraniana rifugiata in Francia, che ha parlato della sua esperienza artistica osteggiata dal regime di Teheran e delle battaglie delle donne e degli uomini nel suo Paese. «È il caso di dirlo, è caduto il velo – ha detto nel corso del talk dedicato a “Cinema a diritti” - oggi in Iran si parla del Governo, si usa la parola “criminali”. Ora, anche rispetto alle proteste del passato, la forza sono i giovani e in particolare le giovani donne, che sono native digitali e riescono a muoversi più velocemente anche grazie alla comunicazione. C’è bisogno di tutto il sostegno degli altri Paesi, ma che, e parlo soprattutto dei politici, sia un sostegno sincero, senza compromessi».

Oggetto di approfondimento e dibattito sono stati, inoltre, il sistema produttivo cinematografico europeo, di cui ha parlato Christophe Mazodier, produttore di Polaris Films; la lotta per i diritti della comunità lgbtq+ e il mondo ancora poco conosciuto della scena drag, con Florent Gouëlou regista del film “Trois nuits par semaine”; la violenza sui bambini con Dimitri Doré, protagonista del film “Bruno Reidal”.

Di seguito i premi assegnati.

Il premio come “Miglior lungometraggio”, assegnato dalla Giuria Dams del Cineclub universitario, va a “Les magnétiques” di Vincent Maël Cardona.

Queste le motivazioni: «Per il montaggio ritmico legato ad una colonna musicale ampiamente innovativa che va a delinearsi nella trasposizione dell’interiorità del protagonista. Per le frequenti inquadrature soggettive e i procedimenti visivi che permettono una narrazione intima ma alienante della vita vissuta in secondo piano dal protagonista, da sempre protetto e al contempo schiacciato dalle figure maschili dominanti della sua famiglia. I movimenti di macchina restituiscono l'ambiente frenetico ed introspettivo dell’emotività del protagonista, con una notevole attenzione allo sguardo dello stesso; i carrelli sia laterali che ottici evadono o amplificano l’attenzione sulla scena. L’utilizzo delle verticali nella prima parte del film scandisce lo spazio ed inquadra nuovamente il protagonista riflettendo la sua emotività ingabbiata. La forma narrativa è ben suddivisa in atti che permettono di seguire il protagonista nel suo viaggio interiore. Spazi e luci definiscono e sottolineano l’evoluzione del personaggio in relazione con sé stesso e con gli altri, guadagnando maggiore ampiezza e luminosità fino al raggiungimento della completa consapevolezza di sé».

Il premio come “Miglior documentario” assegnato dalla Giuria Dams del Cineclub universitario va a “Et j’aime à la fureur” di André Bonzel,

Queste le motivazioni: «Un documentario di archivio, scritto e narrato proprio come un nonno racconterebbe al nipote la storia sua e della famiglia. Il montaggio accattivante rende lo spettatore parte della sorpresa e dei disagi generati dalla riscoperta dei ricordi familiari. Lo studio sopraffino del materiale tesse un filo che lega le generazioni della famiglia Expedit, e che finisce per invadere anche noi attraverso i commenti del regista idonei ad ogni situauzine, in un tripudio di cinema, sensualità e contrasti».

Il premio al “Miglior cortometragigo” assegnato dagli studenti dei licei Siciliani e Palmieri di Lecce, va a “Maalbeck” di Ismaël Joffroy-Chandoutis.

Queste le motivazioni: «La progressione della narrazione rappresenta visivamente l'impossibilità di ricordare una tragedia persa nella memoria, mai vissuta, eppure ritrovata in prove concrete, disperatamente rese in immagini psichiche sgranate, frammentate e indecifrabili. Attraverso un montaggio che unisce il reale e la sua ricostruzione testimoniale, il corto racconta il dramma di chi non riesce a ricordare e di chi vorrebbe dimenticare».

Infine, gli spettatori della Casa della carità di Lecce hanno assegnato il loro premio a “Trois nuits par semaine” di Florent Gouëlou,

11/12/2022, 21:00