LE TOURBILLON DE LA VIE - Valeria Bruni Tedeschi regista
L'unico vero difetto di un libro come "
Le tourbillon de la vie. Il cinema di Valeria Bruni Tedeschi" è la sua brevità (ma è il format editoriale che lo impone): il percorso che
Benedetta Pallavidino costruisce attraverso i primi quattro film da regista dell'attrice torinese ("Forever young - Les Amandiers" viene citato ma era ancora un progetto
in fieri) è avvincente e illuminante, dedicato a un'autrice troppo poco analizzata se non - come Pallavidino sottolinea - per gli aspetti più superficialmente autobiografici del suo cinema.
Da "È più facile per un cammello…" ad "Attrici", da "Un castello in Italia" a "I villeggianti", Bruni Tedeschi ha saputo ritagliarsi un ruolo importante nel cinema contemporaneo. Filippo Timi l'ha definita con entusiasmo «l’anello mancante tra Woody Allen e Nanni Moretti», e non ha di certo mancato il bersaglio.
Tragicomica e riflessiva, imprevedibile anche nella (apparente) ripetizione di luoghi e ruoli, Bruni Tedeschi dietro la macchina da presa negli anni ha forse raggiunto la consapevolezza che non era riuscita a trovare standole soltanto davanti, al punto da sentire sempre meno l'esigenza di essere anche protagonista dei suoi racconti, se non come ispirazione. Riviverli su carta è un'esperienza appagante, da completare con la re/visione dei film.
A tutto ciò, Pallavidino aggiunge una bella chiacchierata (doppia) con l'attrice-regista, in cui lei stessa racconta i come e i perché del suo lavoro dietro la macchina da presa. Una lettura rapida ma imprescindibile.
14/02/2023, 09:35
Carlo Griseri