Note di regia di "Tina Anselmi - Una Vita per la Democrazia"
La storia di Tina Anselmi è la storia di colei che ha aperto la strada all’emancipazione femminile (peraltro non ancora totalmente raggiunta) durante tutto l’arco del Novecento. Tina è stata un personaggio fantastico, romanzesco, a cui tutti dovremmo poter assomigliare, uomini e donne. Per tutta la vita ha lottato contro i soprusi, le ingiustizie, gli sprechi e la mancanza di tutele che considerava come insulti insopportabili. Adolescente ha scelto di entrare nella Resistenza da protagonista, facendo parte del gruppo che ha trattato coi tedeschi la loro ritirata senza ritorsioni.
È lei che ha guidato, seduta in cima a un carrarmato perché non si perdessero, l’arrivo delle forze di liberazione fino a Castelfranco, suo paese natale. Sempre da minorenne si è iscritta alla Dc e ha cominciato in parallelo un’attività sindacale prima nella Cgil e poi nella Cisl per difendere accanitamente i diritti delle lavoratrici impiegate nelle filande, le cosiddette “filandere”, donne spesso minorenni costrette a tenere tutto il giorno le mani immerse nell’acqua bollente per tirare i fili della seta dai bozzoli dei bachi.
Un lavoro faticoso, malsano e sottopagato, che per giunta lasciava sulla pelle delle mani cicatrici indelebili. È stata anche la responsabile dei giovani Dc in un momento in cui non erano molte le donne che arrivavano a ruoli dirigenziali. È diventata la prima donna Ministro della Repubblica italiana, arrivata all’incarico dopo che ben 846 uomini l’avevano preceduta. Con la sua azione politica e ministeriale si è dedicata a colmare sacche di ingiustizia e mancanze di tutela promuovendo la legge sulle pari opportunità, la legge Basaglia sui manicomi. Non ha esitato a schierarsi contro i poteri forti come Big Pharma, istituito il Servizio sanitario nazionale, una tappa fondamentale per lo sviluppo della sanità pubblica in Italia che ancora oggi spicca in Europa e nel mondo. E benché fosse profondamente cattolica, ha firmato la legge sul divorzio a dimostrazione di una grande larghezza di vedute e di una interpretazione della politica in modo laico. Ha presieduto, unica donna fra 20 senatori e 20 deputati, la commissione P2, un’inchiesta durata anni per sbrogliare una matassa di silenzi, misteri e stragi che hanno sconvolto l’Italia.
Considerato il suo notevole impegno è stata candidata a diventare la prima donna Presidente della Repubblica. A sostegno della sua candidatura restano nella memoria di molti i dieci punti di merito stilati dal settimanale “Cuore”. Infine, si può senz’altro affermare che, assieme a Nilde Iotti di cui era sincera amica, Tina Anselmi è stata colei che ha aperto la strada alle donne in politica in ruoli di responsabilità, diventando una figura centrale, di riferimento, per molte colleghe nel corso di tutta la Prima Repubblica. Tina ha sempre inteso la politica come servizio e attraverso le sue battaglie civili – “la democrazia va vissuta e partecipata” diceva – ha come cercato di rodare la Costituzione, provandone la tenuta e l’efficacia dei suoi valori. E ciò che oggi continua ad affascinare è il modo con cui lei ha preteso di mettere alla prova molti di quei valori che l’Italia democratica non sempre è riuscita a incarnare. A lei, insieme a molti altri, dobbiamo la nostra libertà. Un bene prezioso, irrinunciabile, che ha massimamente difeso e sostenuto per tutta vita. Amava anche gli scherzi, le scorribande con le amiche e amava il cinema. Chi non vorrebbe assomigliare a una donna così?
“A lei, insieme a molti altri, dobbiamo la nostra libertà”
Luciano Manuzzi