I PEGGIORI GIORNI - Vizi e poche virtu' degli italiani
Dopo "
I migliori giorni", uscito al cinema a gennaio,
Massimiliano Bruno ed Edoardo Leo tornano a raccontare in maniera dissacrante le festività e i drammi che emergono nei giorni in cui la maggior parte delle persone finge di essere felice e soddisfatta della propria vita, celando dentro rabbia e frustrazione. Nel primo capitolo i due registi, anche interpreti, avevano esplorato la vigilia di Natale, il Capodanno, San Valentino e l’8 marzo. Ne “I peggiori giorni” raccontano
Natale, Primo Maggio, Ferragosto e Halloween.
Ritroviamo la famiglia composto da Luca (Bruno), gestore di locali notturni, Stefania (Foglietta), deputata, e Alessandro (Leo), attore in cerca del ruolo della svolta, trascorrere il Natale a casa del padre Flaminio (Carpentieri), il quale per regalo chiede ai figli un rene. L’uomo, infatti, è da anni in dialisi. Chi dei tre vili e ipocriti fratelli si sacrificherà per amore del genitore?
Nell’episodio sul Primo Maggio un imprenditore sul lastrico (
Bentivoglio) viene preso ostaggio da un suo ex dipendente (
Battiston) che, licenziato senza giusta causa, è pronto a tutto per riuscire a prendere i soldi della liquidazione.
A Ferragosto una famiglia borghese (
Marcorè e Ferzetti) e una “coatta” (
Pandolfi e Memphis) si scontrano duramente a causa dei figli adolescenti, di una festa in spiaggia finita male, e di un video osceno che circola sul web.
Infine, Halloween, un triste anniversario per Vittorio (
Papaleo), un mago depresso alle prese con un lutto che non riesce a superare e che si ritrova ad essere ingaggiato a sua insaputa dal suo storico rivale in amore (
Storti).
Quattro nuovi episodi che rivelano vizi e poche virtù degli italiani alle prese con le feste comandate, con l’ipocrisia di mostrarsi sempre nel migliore dei modi, facendo i conti con le conseguenze delle proprie azioni come succede all’imprenditore Barrazzutti, minacciato da un ex dipendente sommerso dai debiti per la mancata liquidazione, e con la propria coscienza come i fratelli Luca, Stefania e Alessandro che arrivano a fare a sorte per donare un rene al padre.
Una commedia che in questi peggiori giorni, come era stato anche nei migliori, più che strappare delle risate fa sorridere amaramente, e non si tratta di un difetto. Tutt’altro, se l’intenzione era far riflettere e scuotere gli animi osservando le miserie di cui sono capaci uomini e donne, allora lo scopo di Massimiliano Bruno, che ha diretto “Ferragosto” e “Halloween”, ed Edoardo Leo (“Natale” e “Primo Maggio”), è stato raggiunto.
Il senso di disagio che provano i superficiali e cafoni Ramona e Vincenzo nel vedere in un video le azioni dei due figli è lo stesso che proviamo di fronte a quello che la cronaca nera ci racconta ogni giorno, la povertà umana di tre fratelli che cercano bieche giustificazioni per non sacrificare parte del loro benessere per amore di un genitore ci fa domandare che cosa faremmo noi al posto loro, se siamo migliori o se fondamentalmente siamo fatti tutti della stessa pasta.
Se alcuni episodi sono meno incisivi, “Natale” e “Ferragosto” in particolar modo centrano l’obiettivo, raccontando da una parte dei quarantenni, dall’altra degli adolescenti, uniti però da un filo invisibile, il ritratto di due generazioni diverse ma unite dalla mancanza di valori, arrivisti, ipocriti, maestri nell’arte di arrangiarsi e di fuggire dalle responsabilità, in attesa che un “meteorite spazzi via tutta l’umanità”, come dice con placida rassegnazione un’anziana signora alla fine di “Ferragosto”.
26/07/2023, 09:01
Caterina Sabato