Note di regia di "Sintonia"
Sintonia è una poesia delle piccole cose e dei gesti gentili. Nasce in me dal desiderio di raccontare una sensazione volubile, in continua evoluzione, che si fa e si disfa costantemente. Luca e Martina non attraversano una storia, ma delle fasi alternate, delle onde che si gonfiano e si sgonfiano durante i diciassette minuti del cortometraggio.
Sarebbe stato impossibile trovare una linea dritta che facesse evolvere i personaggi, e per questo il cortometraggio somiglia più ad un movimento ondivago che trascina i protagonisti da un sentimento all’altro, dalla atonia alla sintonia, scena per scena. E in questo ne nasce una narrazione che procede per momenti, che si fanno teneri o duri, difficili o semplici, con una costruzione del ritmo che tende a far scorrere tutto con una calma per me necessaria. Ogni scena ha il suo peso e il suo processo, e lo sguardo delle inquadrature tenta sempre di costruire spazi in cui i due si incontrano o si allontanano. L’inquadratura è un luogo di sintesi, in cui i due possono essere insieme o essere lontani, e il movimento interno degli attori o quello della camera creano posizionamenti e significati.
Il risultato di questa continua dialettica costruita su un sentimento da esplorare, la sintonia appunto, crea una narrazione che riesce ad arrivare ad un punto conclusivo rispetto allo spaccato raccontato, ma senza avere la pretesa di voler raccontare tutto e anticipare il futuro dei personaggi rappresentati e della loro relazione. È una lente d’ingrandimento su come agisce l’amore per me e su quali elementi emotivi si appoggia, cercando di trovare una risposta in gesti semplici e quotidiani, su movimenti e parole che non hanno nulla di speciale.
Difatti, le più grandi fonti di ispirazione per questo progetto sono stati il cineasta giapponese Kore-Eda, nella sua tenera e minimale osservazione del quotidiano, e Normal People, che con delicatezza e semplicità costruisce una storia d’amore in continua trasformazione.
Emanuele Tresca