Note di regia di "La Lunga Notte - La Caduta del Duce"
Mi sono avvicinato a questo progetto in punta di piedi, forse perché di Dino Grandi avevo solo sbiaditi ricordi scolastici, o forse perché un film di puro argomento storico non mi appassionava. Ma poi - “fidandomi” della lettura storica degli sceneggiatori, da loro costruita insieme al team editoriale Rai ed Eliseo - mi sono unito al gruppo di lavoro cercando di dare sempre più spazio agli aspetti umani dei personaggi e alle relazioni tra di loro.
Tutti i personaggi di questo film hanno evidentemente un preciso valore storico, frutto delle scelte e delle azioni - in gran parte scellerate - da loro compiute. Piuttosto che rappresentarli come icone di un saggio storico, ho provato ad indagare il punto di vista di ognuno di loro: le personalità, il carattere, le debolezze, i fantasmi del loro privato che sono l'altra faccia della medaglia.
Mi sembra che via via, in questa serie, prenda forma un disegno interessante e forse originale, dove un potere corrotto è arrivato all'ultimo atto e dove i potenti - chiusi nei loro palazzi o nelle loro ville - si trovano alla fine annientati dai propri errori, gli stessi errori con cui hanno già schiacciato milioni di persone. Il male, prima o poi, colpisce anche chi lo fa.
Dino Grandi è certamente coinvolto a molti livelli nelle responsabilità fasciste. Ad ogni modo, quando molto, troppo tardi, si rende conto che la situazione sta precipitando, decide di intervenire, sapendo di correre dei rischi, mettendo a repentaglio la propria vita.
Ho lavorato con Alessio Boni alla costruzione del personaggio di Grandi considerandolo un eroe negativo. Non è simpatico, è egotico, maschilista ed evidentemente invischiato nelle peggiori storie del ventennio. Ma, dal momento in cui prova a mettere in minoranza Mussolini, non abbiamo temuto di raccontarlo con il carisma, il coraggio ed il piglio necessario di chi comunque mette in gioco la propria vita, anche se è mosso da motivazioni
non tutte cristalline.
E lo stesso senso di una ricerca tardiva di consapevolezza, di voglia di riscatto, di complessità psicologica e umana nell'appartenenza alla Casta, l'ho cercato in tutti i personaggi: da Galeazzo Ciano che con un guizzo di orgoglio ribalta la sua debolezza di dandy, per compiere una scelta che lo porterà ad una sicura morte a sua moglie Edda, la figlia del Duce frustrata nel rapporto col padre, a Claretta, l'amante di Benito, divisa tra avidità e passione, ai Principi, prigionieri nelle loro gabbie dorate e tenuti sotto scacco dal cinismo e dalla vigliaccheria del Re. Sono tutti personaggi colpevoli e responsabili, a cui non ho negato momenti di umanità lacerata.
Il contesto “scenografico” di questo periodo storico è stato un’ importante chiave di lettura, perché i gerarchi fascisti vivevano nel lusso, nei luoghi più belli della città eterna.
Dino Grandi abitava in una importante villa alla fine delle Terme di Caracalla, poi acquistata da Alberto Sordi . Edda e Galeazzo Ciano avevano una villa ai Parioli e la famiglia Petacci aveva costruito una villa di design modernissimo alla Camilluccia. Mussolini viveva nientemeno che a villa Torlonia, mentre i Savoia si dividevano tra lo splendore del Quirinale e Villa Savoia.
Abbiamo così collocato i nostri personaggi in questi contesti di pura bellezza, in ambienti maestosi, frutto del genio italiano figlio del Rinascimento, che sembrano quasi giudicare questi piccoli uomini che si muovono come coleotteri nelle loro gabbie dorate.
Voglio ricordare che la scelta del cast era piena di insidie, visto che ogni spettatore avrà delle aspettative personali verso i personaggi. Ho provato a comporre un mosaico variegato e armonico. Penso alle personalità ugualmente forti ma profondamente differenti delle quattro donne (Edda, Claretta, Antonietta e la Principessa) o ai due ragazzi, che mi sembra rappresentino il Nuovo senza retorica, o, per finire, ad Umberto, il Re e a Mussolini, a cui mi sembra abbiamo dato una certa verità senza bisogno di una facile imitazione.
Voglio ringraziare tutti gli attori, davvero numerosi, con i quali sul set abbiamo lavorato anche duramente, ma sempre in grande armonia.
Ho provato a dare una “forza epica” a questa storia, attraverso la scelta delle inquadrature, della luce, dei costumi, delle scenografie, con il ritmo del montaggio, della musica, supportato dalla produzione e da un team di collaboratori, che hanno donato al film molto più della loro professionalità.
Giacomo Campiotti