BIF&ST 15 - Zamora: L’Italia delle belle speranze
Il trentenne Walter Vismara (Paradossi), contabile in una piccola fabbrica di Vigevano, conduce una vita ordinaria, senza slanci. Quando la fabbrica chiude è costretto a trasferirsi a Milano per lavorare nell’azienda del brillante cavalier Tosetto (Storti) che ha l’ossessione per il folber (il football, secondo un neologismo di Gianni Brera) e obbliga tutti i suoi dipendenti a sfide settimanali scapoli contro ammogliati. Walter, che considera il calcio uno sport demenziale, si dichiara portiere solo perché è l’unico ruolo che conosce e non sa che da quel momento, per non perdere l’impiego, sarà costretto a partecipare agli allenamenti settimanali, in vista della partita ufficiale del primo maggio. Deriso e bullizzato dai colleghi per il suo essere timido nella vita e impacciato sul campo, Walter decide di prendersi una rivincita e chiede a un ex atleta caduto in disgrazia, Giorgio Cavazzoni (Marcorè), di allenarlo a diventare un bravo portiere.
Esordio alla regia di Neri Marcorè, liberamente ispirato all’omonimo libro di Roberto Perrone, “
Zamora” è un film che ha il sapore di altri tempi, che racconta un’epoca fatta di piaceri semplici, di passioni genuine, come quella per il calcio ben giocato, che con i suoi “eroi” faceva sognare, come l’italiano Gianni Rivera, o il portiere spagnolo Zamora, considerato uno dei più grandi di sempre, che è il nomignolo che viene dato a Walter dai suoi colleghi per prenderlo in giro per le sue scarse prestazioni sul campo di calcio. Anni in cui se eri un uomo e non eri appassionato di calcio eri considerato strano, come Walter, un ragazzo dai modi gentili che non riesce a vivere davvero, a differenza della sorella Elvira (Ferraioli Ravel), molto emancipata in un periodo in cui le donne cominciavano a conquistare la loro libertà.
Neri Marcorè, che ha scritto la sceneggiatura con Maurizio Careddu, Paola Mammini e Alessandro Rossi, dirige un’opera prima delicata e divertente (i siparietti tra l’esuberante Giovanni Storti e il mite Alberto Paradossi sono irresistibili) che racconta molti aspetti della società che risultano ancora attuali, come lo sradicamento dalla provincia per cercare fortuna in città, l’importanza di credere in sé stessi e di rischiare per realizzarsi, i giudizi negativi e il sessismo che le donne più emancipate devono ancora oggi affrontare. Un ottimo cast ben diretto, protagonista di una storia che mostra con nostalgia un’Italia in cui c’era ancora speranza verso il futuro, forse un po’ ingenua, ma a suo modo felice, come Walter che trova la forza per svoltare la sua vita dentro e fuori il campo di calcio.
19/03/2024, 07:45
Caterina Sabato