Il film si propone di affrontare una situazione surreale al fine di esorcizzarla.
L’atmosfera cerca, attraverso una luce fioca e colori sfumati, di sottolineare fin da subito il paradosso che il protagonista si trova a vivere. Base e riferimento per lo sviluppo del film sono la pittura impressionista e la scrittura teatrale: entrambe amplificano la stranezza del luogo e, con lo svolgersi del film, anche della situazione. L’uomo, protagonista del film, interagisce esclusivamente con il barman; non sceglie di farlo, è costretto, poiché all’interno del bar non ci sono altri avventori. Si trova di fronte ad un’unica scelta, non ha altre possibilità. La sua strada è già decisa, come per la maggior parte di noi. Le nostre scelte quindi hanno un valore? O sono solo un’illusione per renderci meno amaro il nostro cammino? Cosa dobbiamo lasciare indietro per andare avanti? Queste domande, insieme ad altri quesiti esistenziali, hanno fatto da traino allo sviluppo della sceneggiatura; le inquadrature per esaltare la natura teatrale sono perlopiù statiche, volendo creare delle fotografie per permettere allo spettatore di poter elaborare un suo punto di vista, senza essere costretto in quello del regista. I pochi movimenti di macchina sono frutto di questa direzione.
La regia è scarna proprio perché presenta una situazione, una fotografia dell’animo umano, senza voler imporre il proprio punto di vista.
Nicolò Parodi