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Note di regia di "Completeness Denied"


Note di regia di
Il film racconta i sentimenti di una famiglia e la morte prematura di una bambina a causa di una malattia, descrivendone l’impatto tragico e devastante nella vita dei genitori.
Attraverso un montaggio che abbina con assonanza monologhi crudi e sinceri ad un flusso di immagini e musiche evocative e allusive, l’opera rappresenta in modo sperimentale e astratto sia uno stato d’animo straziato e inconsolabile – a sua volta tratteggiato da una variegata gamma di sensazioni, emozioni e pensieri più essenziali e viscerali dei relativi protagonisti; sia la speculare
immagine generale dell’incompiutezza umana ed esistenziale a cui la tragedia fa da specchio riflettente. Questo aspetto espressivo, prettamente poetico, coinvolge e fa emozionare. Inoltre, la pellicola, nel registrare con sensibilità e profondità la sconvolta e angosciata interiorità dei personaggi, tratta tematiche filosofiche, alte e complesse. Ragionando in modo chiaro, preciso ed essenziale sui fondamentali interrogativi esistenziali e metafisici che attanagliano da sempre la mente dell’uomo, offre allo spettatore più domande che risposte, ma anche interessanti spunti di riflessione.
Un’altra delle principali caratteristiche puramente sperimentale che rende particolare e a suo modo affascinante questo cortometraggio, risiede nella capacità di aver dato voce a immagini e scene auto-conclusive, autonome e apparentemente slegate tra loro, inserendole in un apparato di significazioni grazie ad un montaggio abile a dar loro coesione e interdipendenza.
Questa scelta tecnica e stilistica adottata riesce così ad unire l’aspetto denotativo e quello connotativo, la dimensione narrativa e il discorso tematico in un unico corpo, rimandando anche alla pura forza espressiva del montaggio, intesa come quintessenza del linguaggio cinematografico capace di dar dignità, valore ed espressione a tutto ciò che è immagine in movimento.
Il viaggio introspettivo, metafisico e onirico del film è infatti generato dalla forza stupefacente dell’esclusivo ruolo del montaggio cinematografico, qui utilizzato in funzione prettamente poetica, simbolica ed evocativa. Scene, musiche e voci sono montati secondo una logica che privilegia concatenamenti metaforici, assonanze e accordi interni, e che avanza soprattutto per associazioni di idee atte a definire, intellettualmente ed emotivamente, i vari concetti sui quali si voluto argomentare e riflettere.
La suddetta pellicola col suo carico allegorico ed evocativo tenta di arrivare a stimolare la vena interpretativa e intuitiva dello spettatore, a sua volta libero con la sua intelligenza, cultura, sensibilità, di interpretare a suo gusto i vari piani di lettura metaforica dell’opera. In tal senso, la dimensione intimistica e privata del dramma vissuto dai protagonisti e raffigurata in immagini diventa allora strumento allusivo ed espressivo che, rimandando a quella più universale della finitudine e della limitatezza del genere umano, induce a riflettere sul mistero della condizione esistenziale e sul destino dell’uomo. Un uomo che, tra mancanze, fragilità e imperfezione, sembra condannato a non liberarsi dalle catene imposte dalla propria natura, e a non poter evadere mai da una sorta di prigione esistenziale, nella quale resta scisso tra reale senso di impotenza e desiderio utopistico di oltrepassare i limiti posseduti…
La figura della bambina perduta lascia un intenso desiderio di amore e nostalgia incolmabili nel cuore dei suoi genitori. Gli stessi sentimenti che inconsciamente ogni uomo prova nei riguardi di sé, del suo Creatore, della sua condizione esistenziale: una sete profonda che sente il bisogno di placare, un vuoto interiore da colmare e un desiderio cocente di pienezza che rendono inquieta la sua esistenza… Alla pari di un organismo che privo di pezzi importanti non funzionerà più bene, allo stesso modo come può l’uomo migliorare se stesso e la propria esistenza se manchevole in sé di qualcosa di funzionale e importante a tale scopo? Che senso ha per l’uomo vivere una vita frustrante e sofferente? E’ lo sfogo, la lamentela della creatura nei riguardi del suo Creatore. E’ la domanda che costui rivolge alla Natura o ad un presunto Dio, nell’ansia di ricevere risposte consolanti. Ma l’unica risposta che sembra arrivare è quella di continuare a vivere il tormento di quella domanda, facendosi modellare e plasmare da essa…
In conclusione, “Completeness Denied” è la sostanziale raffigurazione in immagini, musiche e parole di un grido lacerante, di un sofferto allontanamento dalla realtà che cerca di dar corpo a un sogno, a un desiderio tutto umano di riavere ciò che di caro si è perduto per sempre; e di voler vivere di più e meglio (in) una nuova condizione naturale ed esistenziale: una realtà che assomigliasse molto a un ideale Paradiso sulla Terra, una tanto agognata dimensione alternativa ideale che poteva renderci più completi e migliori, ma che misteriosamente ci è stata negata…

Antonio Montefalcone