Il Teatro Patologico a Roma è un luogo dove, con la teatro-terapia, il ragazzo disabile e la sua famiglia vivono un percorso di speranza e benessere, che non hanno mai trovato in altri luoghi. Il fondatore e direttore
Dario D’Ambrosi ha realizzato un film, "Io sono un po' matto e tu?", in cui usare quella tecnica per far conoscere l'importanza del progetto. Con lui un cast incredibile del nostro cinema, coinvolto gratuitamente: Claudio Santamaria, Raoul Bova, Stefano Fresi, Claudia Gerini, Edoardo Leo, Vinicio Marchioni, Marco Bocci e Stefania Rocca.
Il film sarà
in sala il 7-8-9 ottobre con Notorious Pictures: parte dell’incasso andrà in beneficenza a Teatro Patologico Onlus per supportare la ricerca scientificae dare speranza a molti ragazzi disabili psichici e fisici attraverso la teatro-terapiadimostrandone i benefici non solo a livello emotivo ma anche cerebrale.
D'Ambrosi, come nasce l'idea di realizzare questo progetto?
Sono tanti anni, circa quaranta, che lavoro con i ragazzi disabili e volevo dimostrare - come ho già fatto su trattati scientifici - che la teatro-terapia non è semplicemente far fare ai ragazzi uno spettacolino, come molte persone credono, ma è un percorso che attraverso esercizi che ho sperimentato e adottato dà un aiuto anche a livello cerebrale.
Il prossimo 3 dicembre andrò all'ONU a presentare questa ricerca scientifica, spero che attraverso il film si possano anche raccogliere fondi per andare avanti.
Come funziona la teatro-terapia?
Con il teatro patologico si fanno esercizi importanti che vanno contro la filosofia di sedare i pazienti perché non diano fastidio. Mettono in gioco la loro sofferenza, anche la loro violenza, non fanno altro che riconoscere il loro dolore interpretando un personaggio.
Fare un film è un lavoro molto diverso: spero che lo possano vedere in molti per portare avanti la ricerca, sarebbe una vera rivoluzione.
E il lavoro sul set come è stato?
Per loro è stata un'esperienza nuova, ringrazio tutti gli straordinari attori che hanno partecipato per la loro sensibilità straordinaria nel lavorare insieme ai ragazzi, che a volte erano anche sotto effetti di psicofarmaci: hanno avuto tutti la delicatezza di stare ai loro tempi, la riuscita del film è grazie a loro.
Li ho conosciuti nel corso del tempo, lavorando come attore (Claudia Gerini sul set con Mel Gibson, Santamaria in "Almost blue", Vinicio Marchioni sul set di "Romanzo Criminale"...), ma sono anche amici del teatro patologico, fanno laboratori con loro ed esercizi, c'è un rapporto molto forte.
I ragazzi del film si sono rivisti?
Sì, è andata molto bene, erano molto emozionati: vedersi su uno schermo di 10 metri per 20 non è da tutti i giorni, le loro giornate spesso le passano tra il centro di igiene mentale, lo psichiatra, le sedute... per loro è stata una liberazione e per i genitori motivo di orgoglio.
Vedersi recitare, poi, li aiuta tantissimo: dopo aver visto il film fanno gli esercizi in modo molto più profondo, correggono molte cose... è stato prezioso.
E ora cosa succederà al film?
Questo è un film molto particolare, non facciamo vedere malati di mente che fanno paura, ci sono patologie in cui ognuno di noi si può riconoscere: insonnia, balbuzie, ludopatia, sesso... In Italia ci sono 17 milioni di persone che hanno disturbi mentali, se aggiungiamo un familiare a testa arriviamo a due terzi della popolazione.
Questo è il messaggio che voglio dare: riflettiamo di più su di noi e aiutiamo questi giovani.
24/09/2024, 12:31
Carlo Griseri