IO SONO UN PO' MATTO E TU? - Dentro il Teatro Patologico
In Italia, secondo un sondaggio, diciassette milioni di persone soffrono di un disturbo psichico, ma solo il venti per cento di essi si affida alle cure di uno specialista.
Dario D'Ambrosi, regista e ideatore del Teatro Patologico di Roma, ha vissuto sulla sua pelle l'internamento in una struttura manicomiale. Lui conosce bene il disagio della mente e ha trasformato tutto questo in arte ed in un nobile mestiere; la formazione. Il Teatro Patologico è una scuola laboratorio dove, con la teatro-terapia, il ragazzo disabile e la sua famiglia vivono un percorso di speranza e benessere, che non hanno mai trovato in altri luoghi. D’Ambrosi, negli incontri con i suoi ”mattacchioni” (come li chiama lui) li aiuta e le spinge sempre alla positività per riuscire a gestire la propria patologia, la propria paura di stare al mondo e gli riconsegna la voglia di vivere. Al film "
Io sono un po' matto e tu?", ch potremmo definirlo una docu fiction, diretta in maniera impeccabile dallo stesso D'Ambrosi, partecipano molti nomi di punta del cinema italiano. Abbiamo tra di essi Claudio Santamaria, Raoul Bova, Stefano Fresi, Claudia Gerini, Edoardo Leo, Vinicio Marchioni, Stefania Rocca, Domenico Iannacone, Marco Bocci e molti altri nomi di attori meno noti ma tutti molto bravi.
Funziona molto bene la struttura ad episodi del film, come dei piccoli cortometraggi, in cui si rappresenta di volta in volta una patologia mentale, come per esempio l'ansia, la ludopatia, la dipendenza dal sesso o dal cibo. Si ha l'impressione che D'Ambosi abbia lavorato a fondo con gli attori, quasi cucendogli addosso la propria "patologia attoriale" anche secondo la verosimiglianza fisica ma anche per caratteristiche di ruoli già interpretati. Commuove l'episodio con Vinicio Marchionni che balbettando, dialoga con un ragazzo "mattacchione" del Teatro Patologico. La sceneggiatura funziona molto bene e la tensione narrativa non viene mai a mancare. Dario D'Ambrosi viene abbandonato e poi ripreso da una Stefania Rocca che interpreta la moglie, esasperata dall'ossessione del regista per il suo lavoro. La frase simbolo del film, Io sono un po' matto e tu?, diventa il mantra e il modo di riconoscersi tra "diversi", un lasciapassare per diventare amici e per aiutarsi a vicenda. Questo film merita di essere visto e diffuso percheè fatto col cuore e col sangue ed il risultato artistico si vede.
01/10/2024, 10:42
Duccio Ricciardelli