TORINO FILM FESTIVAL 42 - IN ULTIMO di Mario Balsamo
E’ stato presentato in anteprima mondiale alla 42° edizione del Torino Film Festival il film documentario “
In ultimo” di Mario Balsamo, nella sezione Internazionale Documentari.
È ben la terza volta che il regista viene ammesso in concorso dopo “Noi non siamo come James Bond”, che nel 2012 aveva vinto il Premio della Giuria presieduta da Paolo Sorrentino, e dopo “Mia madre fa l’attrice”, sempre in concorso al Torino Film Festival nel 2015, premiato come miglior documentario al Bellaria Film Festival 2016. A differenza dei precedenti però, stavolta Balsamo ha scelto di non essere attore.
Claudio Ritossa è un medico palliativista che svolge il suo lavoro con grande empatia e prossimità verso chi è al termine della vita. Inoltre, dedicando tanto tempo al giardinaggio, svolge un’attività che riassume il senso della sua professione. Una persona che si prende cura di sé e del mondo che ci sta intorno.
Attraverso il suo sguardo, il regista
Mario Balsamo esplora il tema della morte non come epilogo finale ma come parte integrante del ciclo della vita, in parallelo a quello emblematico delle piante, di cui il medico è appassionato cultore. Grazie alle voci dei testimoni, si valorizza la funzione importante delle cure palliative (spesso non considerate o addirittura temute), intrecciando dialoghi intensi e profondi tra i degenti e le persone che li assistono. Ne scaturisce l’importanza di un percorso di consapevolezza e dignità per vivere con pienezza e serenità gli ultimi istanti su di vita.
«Ho scelto la resilienza, perché l’hospice e le persone che vi lavorano e vi vivono spingono verso tale risoluzione dell’animo» – spiega il regista Mario Balsamo. «In quel luogo che accoglie i malati terminali c’è molto di inaspettato, un pieno di cose che ha a che fare proprio con l’esistenza. Lì più che altrove, si percepisce la morte non in contrapposizione alla vita, bensì come sua parte. Se ci si pensa, il termine della corsa può essere l’occasione per fare un bilancio della propria esperienza terrena: cosa ho fatto di cui sono soddisfatto? Di cosa no? Che lascio alle persone care delle mie azioni, dei miei valori, delle mie conquiste? Chi lavora all’Anemos di Torino, e in molti altri hospice in Italia, non nasconde le difficoltà di operare in un ambiente così delicato e complesso, però, al contempo, sente di mettere a disposizione dei degenti la possibilità di una pacificazione, per quanto tenue possa essere, con sé stessi e con i propri cari».
25/11/2024, 21:15
Luca Corbellini