NOIR IN FESTIVAL 34 - Intervista a Letizia Toni
Un anno di svolta quello che si sta concludendo per l’attrice
Letizia Toni, toscana, classe 1993, che ha conquistato il favore di pubblico e critica grazie alla sua magnetica interpretazione di Gianna Nannini in “
Sei nell’anima”, film Netflix dedicato alla celebre cantautrice. Il suo talento è ora sotto gli occhi di tutti e prima di ritornare sul set si è calata in questi giorni nei panni di giurata per la 34esima edizione del
Noir in Festival, diretto da Giorgio Gosetti e Marina Fabbri, a Milano dal 2 al 7 dicembre.
“Il noir è un genere che mi ha sempre appassionata e sono felice di far parte di questa giuria”, ci ha detto.
Secondo te cosa attira tanto di questo genere, cosa ci attrae del male nella finzione, ma anche nella realtà?
“C’è il mistero che queste persone si portano dietro, ha a che fare con la follia, con qualcosa che non si riesce a controllare, nel noir si creano questi meccanismi, e il pubblico ne rimane coinvolto, mi piacerebbe interpretare questi personaggi turbati”.
Hai dei registi di riferimento per quanto riguarda il thriller, il noir, il crime?
“Mi viene da pensare a Hitchcock, ho studiato anche regia e le lezioni erano molto incentrate sul suo cinema, ci sono stata molto sui suoi film, sono legata a questo genere anche per questo, però non ho un autore in particolare di riferimento, mi piace molto spaziare, da tutti prendo qualcosa”.
E per quanto riguarda gli scrittori?
“Quest’estate ho letto per la prima volta Scerbanenco, sono arrivata tardi, lo so, ma dovevo preparare un provino per una storia ispirata ai personaggi di Scerbanenco, e mi è piaciuto tantissimo, in particolare “Venere privata”, tutte le volte che vengo a Milano poi mi sembra quasi di essere nei suoi libri”.
Quindi hai cominciato con la regia…
“Ho fatto un anno di regia, ma a un certo punto il mio insegnante di regia, che insegnava anche recitazione, mi ha proposto di seguire anche il corso di recitazione e me ne sono innamorata, non ho accantonato la regia, un giorno mi piacerebbe girare un film, però richiede un’attenzione, uno studio a sé, mi devo concentrare solo su quello, per ora lo lascio da parte, c’è una storia che vorrei raccontare ispirata a una cosa mia personale ma devo aspettare il momento giusto. Ora la recitazione è il mio mondo”.
Un amore per il quale hai lottato tanto...
“Dubbi ne ho avuti tanti all’inizio, i miei genitori mi destabilizzavano, non volevano che facessi l’attrice, però vinceva sempre la mia passione, non ne potevo fare a meno, io stavo bene solo quando ero sul set, con la mia scuola facevamo un sacco di cortometraggi, e il fatto di fare da subito cose molto pratiche mi ha attirata da subito, quello era il mio posto, non stavo bene da nessun’altra parte. Io sentivo che avevo una responsabilità verso la mia famiglia che ha una bella azienda, la responsabilità di dare un continuo, di lavorare con loro, ero divisa, ero in mezzo a queste due cose. I miei non sapevano che seguivo un corso di recitazione, e quando gliel’ho detto si sono arrabbiati tantissimo, ma poi quando hanno iniziato a vedere i risultati, che era quello che davvero mi rendeva felice si sono ricreduti, sono i miei primi sostenitori, abbiamo raggiunto un equilibrio”.
Come ti prepari per interpretare un ruolo?
“Per il ruolo di Gianna Nannini dovevo stare molto attenta, io cerco sempre di estrapolare dal personaggio prima di tutto la verità, e in questo caso dovendole anche somigliare fisicamente rischiavo di farne una macchietta. Ho fatto un lavoro che partisse dall’interno, dall’essenza del personaggio, raccontare chi era, lei bambina, lei come anima, fare un lavoro psicologico di appartenenza, che tra l’altro ci accomunava, la Toscana, questa vita in campagna da piccole, la praticità, che ha a che fare con la sua gestualità. È stato un lavoro psicologico profondo, ho conosciuto lei, me, un sacco di cose, e ho imparato tantissimo, è stata una scuola, questi ultimi due anni sono stati un turbo alla mia carriera perché grazie al lavoro, al fare, si impara davvero. Bisogna raccontare la verità del personaggio, non deve essere una finzione, non deve essere una presa in giro allo spettatore perché questa cosa mi innervosisce quando la vedo sullo schermo, quando vedo che non c’è il carattere del personaggio ma quello dell’attore che lo sovrasta”.
Cosa ti auguri per il futuro?
“Mi auguro che si investa tanto sui nuovi attori, autori, registi, altrimenti ci si ingolfa, ci dovrebbe essere un po’ più di ricambio, infatti festival come il Noir, dove ci sono tanti nuovi autori, sono stimolanti proprio per questo, mi fa piacere partecipare anche per questo. Rischiamo un po’, ci sono tanti attori e attrici bravissimi, vediamoli, facciamoli lavorare!”.
03/12/2024, 18:35
Caterina Sabato