LUCE - Luzi: "Il nostro film, Marianna Fontana, il lavoro"
Silvia Luzi e Luca Bellino stanno accompagnando in giro per l'Italia il loro film "
Luce", presentato all'ultimo Festival di Locarno e ora in sala anche nel nostro paese. Sabato 8 febbraio saranno a Torino al cineteatro Baretti alle 21. Abbiamo intervistato Silvia Luzi.
Un film che ha molto da raccontare, per il suo contenuto e per il modo in cui è realizzato: voi come lo presentate solitamente?
Ci piace dire che è un film sul diritto alla felicità: racconta di una ragazza giovane, non più adolescente ma non ancora donna in senso propria, ha 25 anni, che sente una profonda assenza, fa un lavoro duro, in fabbrica, e intercetta questa assenza nella figura di un padre, escogitando uno stratagemma per contattarlo inviando un telefono con un drone al di là di un muro. Da quel momento in poi il suo telefono comincia a squillare e la relazione tra lei e questa voce al telefono è il senso del film.
Come avete spiegato in fase di presentazione, tornate su temi a voi cari come la famiglia e il lavoro.
I nostri temi sono quelli del lavoro e della famiglia, due situazioni che definiscono l'individuo. Cerchiamo di raccontarli in relazione con il potere, che sia un padrone, o un padre. Il rapporto con il potere e il tentativo di contrapporsi di fatto a questo potere. Abbiamo fatto lavori sulle fabbriche, sulla lotta operaia, il nostro primo film "Il Cratere" è un film sul rapporto padre-figlia dove però c'è fortemente la presenza del lavoro... sono due temi che scandagliamo sempre nel suo cinema.
Merita approfondimento il metodo con cui avete costruito il progetto: una sceneggiatura riscritta giorno per giorno, luoghi veri, persone reali, riprese in sequenza, una recitazione che non è più finzione ma messa in scena di se stessi...
Noi lavoriamo sempre con attori non professionisti in luoghi reali. Questi attori-non attori non interpretano però mai loro stessi, ma un ruolo, li formiamo. In questo caso c'era un'attrice vera, Marianna Fontana, da inserire in questo contesti, della fabbrica e della famiglia. Siamo partiti costruendo il personaggio senza darle mai la sceneggiatura, fino a un mese prima delle riprese: era necessario che lei conoscesse l'ambiente e forgiasse lì il suo personaggio, le sue scelte dipendono anche dal luogo in cui vive.
Il suo rapporto con la voce al telefono è con Tommaso Ragno, che ha lavorato in modo opposto, registrando separatamente le sue parti, senza mai uscire perché interpreta un uomo in carcere. Lei è tutto corpo, ha vissuto sul campo la fatica e immersa nel film gradualmente, lui tutto voce, lavorando sul pre-montato cercando di dare piccole sfumature con la voce.
Marianna Fontana per affrontare il ruolo ha dovuto lavorare per circa quattro mesi in una fabbrica di pelli, in incognito, con le stesse operaie che si vedono poi nel film. Lei ha detto che avendo visto "Il Cratere" ha accettato subito la proposta, voi quando avete capito che era lei la persona giusta?
Abbiamo scelto anche di starle molto vicini con la camera, una scelta forte quella di mettere tutto letteralmente sulle sue spalle: è l'unica vera protagonista del film, le stiamo molto vicini al volto e ci sono anche tantissimi piani sequenza, non stacchiamo mai. Lo abbiamo fatto per restituire il tempo reale delle telefonate, per avvicinarci ai suoi pensieri, non c'è paesaggio intorno. Il suo volto è il paesaggio del film: una scelta stilistica fatta per dare allo spettatore la possibilità di stare con lei, dentro la sua testa e dentro la sua ossessione.
Per sceglierla è bastato un caffé: ha una profondissima umanità e per capirlo è bastato. Abbiamo intercettato la voglia e la passione di questa giovanissima attrice del nostro cinema, che aveva già fatto ruoli importanti ma era pronta a questa sfida che era un "doppio carpiato", tutto il progetto si basava su di lei e gravava su di lei.
La scelta è avvenuta perché il suo volto in macchina da presa è meraviglioso, ha un'intensità incredibile: la sua umanità ci serviva molto, in quel contesto lavoravamo con vere operaie di catena di montaggio e ci voleva un animo ben disposto all'incontro e all'ascolto, non era facile accettare una preparazione così lunga.
Dopo tre ore di chiacchierata era la nostra protagonista, e non abbiamo sbagliato.
05/02/2025, 09:15
Carlo Griseri