Note di regia di "Rocco Schiavone - Sesta stagione"
“Per essere giovani, veramente giovani ci vuole tempo”, cosi diceva Pablo Picasso.
Se penso alla sesta stagione di Rocco Schiavone che abbiamo girato quest’anno penso che questa frase possa racchiudere il senso di quello che abbiamo fatto. Per me è la quarta stagione di Rocco come regista e mai come questa volta ho sentito la ‘leggerezza’ della saggezza e dell’esperienza che tutti noi, attori e collaboratori artistici abbiamo maturato con l’età e gli anni.
Il viso di Giallini sempre più ’ciancicato’, stropicciato, consapevole, svogliato e vigile, mobile e fermo ne è la dimostrazione più tangibile. Questa sesta è una stagione particolare, forse per me la più difficile e per questo è stata una meravigliosa sfida perché complessa. Una stagione nella quale si mantengono le linee guida del protagonista e dei luoghi che lo circondano, dei personaggi e della narrazione che tanto piace al nostro pubblico ma che allo stesso tempo ci ha portato a muoverci molto, a spostarci, a creare un dinamismo di immagini e luoghi che arricchisce decisamente ‘il viaggio’ di Schiavone e lo rende per questo ‘giovane’.
Rocco stupisce sempre e invecchiando si rinnova, sembra non accontentarsi mai anche quest’anno e non solo per la diversità dei casi verticali, che mi hanno permesso di raccontare un Rocco che ha a che fare con un’umanità variegata, dolorosa, a volte ripugnante ma anche per i luoghi, dagli immancabili boschi innevati della Valle d’Aosta, agli chalet in alta quota raggiungibili solo in elicottero, fino a Roma, a Ivrea e all’incredibile Sudamerica.
Il Rocco di questa stagione è fatto di tanti conflitti e sfumature interiori: ferito, stanco, in lotta con la malinconia dei ricordi, l’amore di Marina, silenzioso ma sofferente per il tradimento dell’amico Sebastiano che ci regalerà uno dei migliori finali di stagione che abbiamo mai raccontato.
Rocco vorrebbe sedersi e sparire, ma diventa straordinario perché non lo fa mai, perché sa che l’unico modo che ha di andare avanti è fare quello che deve e sa fare anche quando l’ennesimo “decimo livello” è dietro l’angolo.
E allora butta la sigaretta, la spegne sotto la suola delle Clarks, si infila le mani nel loden, probabilmente sbuffa e si ributta nel mondo.
Buona visione
Simone Spada