Note di regia di "Costanza"
Come sono felice quando mi trovo a dover tradurre in immagini un racconto nato dalla
penna di Alessia Gazzola. Davvero una scrittrice con un grande seguito popolare. E allora è
bello indagare tra le sue pagine il segreto di quel successo. E poi scoprire subito che è
quel particolare modo di raccontare storie fantastiche vissute da protagoniste femminili
così contemporanee, ma nello stesso tempo, in qualche modo, archetipiche, che si muovono
cioè in un mondo femminile peculiare. Questo racconto permette proprio di svelare questo
segreto. Infatti, le eroine sono due: Costanza, che vive oggi, paleopatologa, ragazza madre
per scelta, incerta se rivelare la figlia all’uomo con cui la ha concepita; e Selvaggia di Staufen, figlia illegittima di Federico II di Svevia, che vive otto secoli prima di lei, ma vibra con le stesse corde del cuore nei confronti dell’amato e della figlia che muovono i sentimenti di Costanza. Con una magia narrativa, le storie delle due donne si intrecciano fino a diventare contemporanee, inseguendosi nei colpi di scena... Il medioevo e la contemporaneità diventano sincroni nel nome dell’amore. Si può immaginare come è stata complessa la messa in scena di questo racconto. La possibilità di perdere la giusta
tensione emotiva inciampando in un percorso narrativo binario, invece che unico, era dietro
l’angolo. Tuttavia, credo che siamo riusciti, grazie all’entusiasmo e alla collaborazione
di tutti gli interpreti, a restituire al pubblico il segreto del gioco narrativo dell’autrice:
il “disvelamento” della forza dell’animo femminile nella difesa dell’amore. “Costanza”
è un’avventura favolosa, emotivamente ricca e piena di passione. Gli elementi di un grande
spettacolo popolare, ma mai banale, ci sono tutti.
Fabrizio Costa