BIF&ST 16 - "I Mastri": l'artigianato in Italia
I Mastri di Daniele De Michele ripercorre da vicino l'artigianato in Italia con riprese documentarie d'osservazione che seguono dieci anni di interviste, vita e lavoro.
Gli alabastrai di Volterra, una liutaia di Napoli, un fabbricante di tammorre di Pomigliano, i costruttori della Focara a Novoli in Puglia, i riparatori di barche di Venezia e i soffiatori di vetro di Murano, pietre antiche, trattori, e non solo. Una storia che non è una storia, ma un viaggio: ci sono la terra e il tempo, i volti e le voci delle persone, i materiali che sfregolano tra le mani degli artigiani, il suono del lavoro che si mescola con le note musicali. Daniele De Michele detto "DonPasta", dopo aver esplorato la cucina popolare ne I villani nel 2018 e la vita degli artisti scossi dal lockdown in Naviganti nel 2021, sembra completare una sorta di trilogia di documentari sull'essenza del lavoro in Italia con I mastri, presentato al Bf&st 2025.
Lo sguardo adoperato dal regista è quello dell'osservazione ravvicinata: conversazione colloquiale e intervista si mischiano in un montato fluido e accomodante, che inanella con simpatia popolare (poca aneddotica, molto carattere) una serie di incontri, volti, dimostrazioni ed esplorazioni. Un vero e proprio viaggio turistico dall'interno. Partendo dall'evidente stima personale di chi sta dietro la macchina da presa verso il gesto (dell'intelletto) di impegnare con l'artigianato lo sforzo umano nella costruzione di strumenti musicali e altri ingegni miracolosi in bilico tra l'arte e la pratica, ogni gesto dall'azione più pura alla frase più retorica è spontaneamente mostrato in un improvvisato e ben messo a puntino collage di realtà italiana in tutta la sua semplicità.
Talmente tante e grandi sono le situazioni incontrate da De Michele e dalla sua curiosità, che si scopre poco o niente nella breve durata del lavoro, e si finisce con il voler conoscere queste persone dal vero piuttosto che rimanere con questo breve falso ricordo. Un po' si ha la sensazione di averlo fatto, tanto riescono a sciogliersi con naturalezza di fronte al loro interlocutore, ma regna l'effimerità in questo flusso di tarallucci e vino, saggezza popolare e amore per il mestiere, forza e debolezza fisiche e interiori, poesia e burbero litigio, rinuncia e generosità, il vecchio (soprattutto) e il nuovo (che si insinua e si adatta, o ci prova; per esempio, può l'AI costruire una barca in legno ed esserne felice?) formando un affresco proletario il cui regista, pronto anche a entrare nell'inquadratura per disquisire coi soggetti intervistati protagonisti del suo documentario, fa dell'indiscrezione la sua bandiera.
In questo viavai di lavori in rischio d'estinzione che meritano il rispetto che rischiano di star perdendo di fronte a un'industria capitalista fagocitante, vediamo una serie di volti ricorrenti attraverso cui si manifesta un sentimentalismo di fondo, tra lutti e racconti di redenzione, culture ritrovate e visioni del futuro, devozioni reali e irreali, testimonianze di volontà ereditate e prosecuzioni di discipline tramandate fisicamente. Pur con i suoi problemi di ritmo e condensazione del materiale (quindi perlopiù decisioni di montaggio), I mastri rappresenta molta Italia con innegabile autenticità, inclusa la vitalità frustrata dei nostri 'mastri', uniti nel timore di una scomparsa assoluta delle tradizioni.
28/03/2025, 13:43
Nicola Settis