Sinossi *:
L’istituzione del teatro sloveno a Trieste ha rappresentato uno spazio culturale fondamentale per la minoranza Slovena in Italia oltre che essere la piattaforma per lo sviluppo culturale e la percezione critica della realtà sociale. Negli anni ’70 un gruppo di giovani artisti, rimasti insoddisfatti dalla sempre maggiore inclinazione del teatro a subordinare la sua attività alle autorità politiche vigenti, decide di fondare il SAG – lo “Slovene Amateur Theatre” (ovvero il Teatro Amatoriale Sloveno).
Il SAG coinvolgeva un gruppo di giovani entusiasti tra creativi e pensatori, e di questi Boris Kabal, Sergej Verč, Bogomila Kravos e Ivan Verč ne erano l’anima.
Anche se il collettivo del SAG desiderava per lo più fornire un’immagine critica delle condizioni degli sloveni nel territorio di Trieste, la loro creatività non conforme alle convenzioni vigenti raggiunse presto la fama anche tra il pubblico al di là del confine.
I loro lavori furono accolti con largo entusiasmo e plauso da parte del pubblico e seguirono ricorrenti repliche di successo anche in Slovenia, allora ancora parte della Jugoslavia.
Nel 1975, il SAG tentò di mettere in scena un’opera provocatoria, il cabaret satirico “Pappenstory” (“la storia dello scrocco”), realizzata in segreto. Il cabaret mirava a fare della satira sull’élite politica e culturale di sinistra del territorio di Trieste.
Nell’ottobre del 1975, il SAG fu invitato a un incontro dell’organizzazione onnicomprensiva della minoranza slovena in Italia. I giovani artisti si aspettavano uno scambio amichevole o magari l’assegnazione di un sostegno finanziario da parte dell’Associazione Culturale ed Economica Slovena e dei suoi capi, ma il vero scopo dell’incontro fu del tutto diverso.
La storia del SAG non è solo la storia di un qualche collettivo teatrale e del suo tempo. Parlare del SAG significa innanzitutto affrontare il tema del conflitto tra la politica e le arti e parlare delle politiche “di scrocco” delle autorità, siano esse di destra o di sinistra, la quali inseguono sempre il loro interesse invece che quello delle comunità nazionali e sociali.



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