Sinossi *: I giorni migliori sono fatti di equilibri inafferrabili, di una una felicità subliminale, inesorabile
Può la ricerca della felicità essere nient'altro di meglio che la ricerca dell'equilibrio?
La felicità è fatta di occhi che si sentono osservati, di occhi che (si) rivedono, di occhi che scoprono per la prima volta. Le felicità è negli occhi di chi scopre chi eravamo, come eravamo.
Ma qual è il suo ritmo, qual è la sua velocità? Quale il suo movimento?
Quando un'immagine è felice? E quando, ripensando a Chris Marker, ciò che vediamo può suggerirci l'immagine della felicità?
Quanti fotogrammi ti servono per essere felice? E quanti ne servono per far vedere la felicità?
Quanti accumularne per non perdere il sorriso?
La felicità come frutto della persistenza retinica. Quello che rimane è ciò che ti rende felice?
Si può afferrare la felicità? La si può trattenere?
Cosa succede quando la felicità del singolo (individuo) si scontra con quella degli altri?
Questa gioia inconsapevole, felicità dell'incontro tra due fotogrammi, impercettibile come qualcosa che sempre sfugge.