Sinossi *: Il film racconta di persone provenienti dalla Libia di differente genere, età, religione e appar-tenenza etnica accomunati dal fatto di essere fuggiti dalla guerra e di essere qui, in Italia, in attesa che venga deciso se le loro storie rientrino nelle logiche di richiesta di asilo politico.
Queste loro storie rappresentano un particolare nella fotografia più ampia della situazione in-ternazionale. Rientrano tutti nel programma dell’ONU per richiedenti protezione di asilo politi-co, ospitati da enti convenzionati sono all’interno della burocrazia dove “i documenti” rappre-sentano l’obiettivo, il fine e la speranza.
Il documentario vuole dar voce alla differenza e dar visibilità a piccoli autoritratti di chi ha vis-suto il viaggio nell’attesa di sapere da dove poter ripartire.
All’interno di questo racconto corale li incontreremo in situazioni quotidiane, mentre lavorano, pregano, giocano, cucinano, studiano cercando di riempire il vuoto dell’attesa.
Quello che vivono è un tempo sospeso, caratterizzato dall’impossibilità di progettare il proprio futuro e dal vuoto creato dal non poter agire. Si aprono così voragini cariche di pensieri ed aspettative spesso tradite. L'attesa rappresenta il leitmotiv di questo lavoro, risultato di un
viaggio pericoloso, affidato alla sorte e a passeur senza scrupoli per tratte legate a reti mafio-se e disumane. La sala d’attesa rispecchia il loro presente, tra piccoli passatempi e lavori vo-lontari, in cerca di un riconoscimento della propria individualità e umanità troppo spesso ne-gata da facili pregiudizi e atavici stereotipi.
Il documentario intende restituire la nitidezza ai contorni delle figure sfocate e confuse che spesso sono l'idea che il cittadino ha dello straniero, dell’africano del rifugiato; di coloro che cercano protezione in questa Europa evoluta, civile e democratica.