Sinossi *: S'ammentarzu è genesi, scambio, un alternarsi di materia che genera altra materia. Una successione di tempo, di pratiche e saperi. In lingua sarda, è il termine con cui si indica il pugno d'impasto anticamente conservato nei processi di panificazione per avere sempre a disposizione la base levitante. Il cosiddetto lievito madre, che genera la vita ed è a sua volta un derivato della vita.
In passato, era uso donare s'ammentarzu ai propri vicini di casa, come gesto di condivisione solidale: un bene proprio che diventa comune, rafforzando così quei legami di vicinato che esprimevano l'anima e il corpo della comunità.
Scambiare. Intrecciare. Tramandare. Passaggi che scandiscono l'identità mutevole delle generazioni: nei loro linguaggi, nei loro sogni, nelle rivendicazioni di un tempo dove il valore da difendere continua ad essere il lavoro, in forme e aspettative diverse.
E' questa l'indagine che muove la storia dei personaggi narrati. Un anziano che racconta la terra. Un padre che lotta per riaffermare il sogno operaio. E infine una figlia, che sceglie il ritorno alla terra coltivando lo zafferano anche grazie al supporto dell'associazione di volontariato "Centro di Sperimentazione Autosviluppo" . Un filo a tre nodi che si scioglie tra ieri, oggi e domani. Una staffetta che corre verso il futuro, e tratteggia il carattere della Sardegna tra le mani, le parole e gli sguardi dei tre personaggi. Nel dipanarsi di queste storie emergono anche il ruolo del Terzo Settore e i principi dell'economia solidale, a suggerire a un'Italia in crisi nuovi modelli di società.
Pur lontana nei tempi e nei luoghi questa trilogia è accomunata dall'unica certezza dell'approdo alla terra e ai legami sociali ereditati dalla tradizione.
Ovvero, S'ammentarzu. Lievito madre di lavoro, di speranza e legami sociali.