Sinossi *: Piemonte, primi di marzo. Sulla piazza della stazione di Nizza Monferrato si affaccia palazzo Bersano. All’interno, stanze immobili, reliquie del passato: foto, stampe, oggetti. Raccontano di amicizie, amori, passione per la terra e per il lavoro. È l’universo di Arturo Bersano, vignaiolopoeta. Le arti, il vino. Il cibo. Tutto ciò che rende viva la vita.
“Uno sguardo che va oltre il muro. Il muro dell’esistenza”: lo ricorda così l’amico Guido Ceronetti.
Fra Guido e Arturo una corrispondenza fittissima fatta di poesie, invettive, fiori, disegni, casse di vino. Materiale e immateriale. Come a dire, a dirsi che: “Dare gioia è un mestiere duro”.
A pochi chilometri da Nizza, su una collina ai piedi di Agliano Terme, c’è Paolo Alliata. Quella collina, lui, l’ha chiamata Monsicuro. Perché è protetta dalle intemperie. E forse anche perché lui, lassù, si sente così. Al sicuro. Seduto sotto un albero racconta di come le sue Barbere gli somigliano. Poi si alza, e camminando per la vigna si ferma, osserva. Accarezza una vite. Quelle piante le conosce una ad una. Per nome. E ricorda di quando lui e quella collina si sono trovati, tempo fa. E del modo in cui lui la coltiva, e di un antico mare preistorico.
Da mare preistorico a colline, e torrenti fra le colline. Uno in particolare: il Belbo. Carico di fango, capriccioso. Portatore di disastri e fertilità. Claudio Vaccaneo non ha dubbi: è grazie a lui che il cardo gobbo cresce soltanto qui. Claudio, generazioni di cardaroli alle spalle, di quella pianta e del suo torrente conosce ogni segreto. Un torrente dove ha rischiato di annegare tante volte, da ragazzo, mentre pescava con le mani. Lo guarda, appoggiato alla zappa, mentre spiega come una vita possa trasformarsi, nel tempo, da schiavitù in vocazione.
C’è chi nuota nei fiumi e chi invece pensa di farli risuonare. Con una sorta di orchestra meccanica, sott’acqua. Fatta di liquimofoni.
È da un’altra collina circondata da filari, a Canelli, che viene Piero Fogliati. Il figlio Paolo racconta che secondo lui sono stati i vigneti dell’azienda di famiglia e del paesaggio d’infanzia ad influenzarlo per tutta una vita. Ad esempio, nella precisione con cui creava macchine
indipendenti, capaci di interagire con l’ambiente e di rendere la città più tollerabile. Più simile alla campagna in cui era cresciuto. La città fantastica.