Sinossi *:
Il film racconta la storia del Rex, il transatlantico più famoso e ricco di leggenda della marina italiana, che giunge dopo più di 80 anni dal suo varo, e dai primi viaggi verso New York. Una vita breve, solo 8 anni, di cui due passati in disarmo nel porto di Trieste, e poi il viaggio finale verso Capodistria, dove, l’8 settembre 1944, un aereo della RAF affondò la nave simbolo della modernità e della potenza marinara italiana.
Soltanto 8 anni, ma anni che hanno creato un mito che è giunto inossidabile fino a noi. Anche perché il Rex inaugurò un nuovo modo di viaggiare per mare. Capace di ben 2022 posti per passeggeri, il Rex fu pensato per permettere ai viaggiatori, ma soprattutto a quei fortunati 378 che viaggiano in prima classe, di fare sport, di divertirsi, di fare vita mondana, di ballare al suono di una vera e propria orchestra.
Insomma, è con il Rex che nascono le crociere moderne. Ma la nave racconta anche degli ospiti della terza classe. Le navi, il Rex in particolare, erano una sorta di metafora di quella divisione per classi, per censo, per bisogni sociali differenti che era la società. Come nella vita reale, tra loro impenetrabili. Per molti il Rex rappresentò il riscatto sociale, la ricerca di un benessere che l’Italia non sembrava loro concedere. La realizzazione di un sogno differente da quello dei “passeggeri di prima” ma pur sempre un sogno. E come un sogno, ma che pare vero, la immortalò Federico Fellini in una delle scene più celebri di tutto il suo cinema, in Amarcord.
A fare da Virgilio in questo tesoro di storia e memorie, Maurizio Eliseo, il massimo storico della navigazione italiana, facendoci entrare pian piano nel transatlantico, ricostruendo non soltanto la sua storia, ma il clima che ci si respirava a bordo, le vicende dei suoi passeggeri.
Attraverso il ricco materiale di archivio dell’Istituto Luce e le immagini inedite presenti negli archivi privati di testimoni e appassionati rivivono le tappe della costruzione e dei viaggi del transatlantico. Immagini note e meno note, fino a quelle inedite del bombardamento, scattate dai piloti che l’hanno compiuto.
E ancora le testimonianze, come quella straordinariamente suggestiva di Ezio Starnini, l'ultimo superstite, un signore quasi centenario che all'epoca del primo viaggio era un giovanissimo ascensorista. E quella di Fabio Testi, ingegnere e figlio del marittimo che più a lungo ha viaggiato sulla nave. O quelle di chi, in anni più recenti sul versante di costa sloveno, si è immerso alla scoperta dei tesori sopravvissuti nello scafo inabissato nelle acque.
Si ripercorre così il percorso che alcuni degli oggetti più importanti hanno fatto: stoviglie e sedie, tappeti e bicchieri, la campana di prua e le panche della cappella, le planimetrie e i modelli di costruzione delle principali parti meccaniche.
È così che il film è l’occasione per fare la conoscenza di quel “popolo del mare” che l’Italia ha così poco raccontato. Un popolo fatto di appassionati, cultori, amanti del mare e della marineria. E che diventa un documentario classico nel senso migliore: ricchissimo di informazioni, personaggi, storia e storie, appassionato e avvincente.
Un film di documenti e di avventure, che si gode come un racconto di fiction e ha invece radici saldate nella storia del paese. E nel suo mito.

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