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"Vida Loca", un viaggio tra le bande latino americaneSinossi *: “
Credo in Dio, così come nella Santa Morte, e sia la benvenuta se dovrò difendere la banda”. Non hanno un attimo di esitazione i ragazzini intervistati. Per loro “
la famiglia è la banda, la casa è la strada e il cibo è la droga”.
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Quando si parla di bande delinquenziali giovanili latinoamericane si parla soprattutto della Mara Salvatrucha o MS13 e della Barrio 18”, afferma Augusto del Pino, procuratore aggiunto dello Stato del Chiapas, Messico.
Fanno paura a tutti, perché sono giovani, sregolati e in continuo aumento.
Un caso di multinazionalizzazione di un fenomeno delinquenziale, come la Mafia.
MS13 e XV3 esistono con lo stesso nome e le stesse regole dal Salvador agli Stati Uniti.
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Aggrediscono e rapinano i clandestini che cercano di varcare illegalmente la frontiera per raggiungere il sogno americano”, spiega Francisco Aceves Verdugo, del Grupo Beta del Sur di assistenza ai migranti. “
Con quei soldi comprano droga per sé e per rivenderla in piccole dosi, come dettaglianti del narcotraffico”.
Si accaniscono sui più deboli, ammazzano a colpi di machete i rivali dell’altra banda, torturano chi abbandona il quartiere, violentano le donne: la società li disprezza.
Per combatterli l’FBI ha creato la Gang Task Force, il Centro America la Legge Antimaras, il Messico il Gruppo Acciaio. Una repressione senza quartiere che finora non ha però ottenuto gli effetti sperati: si stimano quasi 200 mila appartenenti alle bande in tutto il mondo.
Accanto a chi invoca la presenza dell’esercito per farla finita una volta per tutte con questo dilagante fenomeno, c’è anche chi cerca di individuarne le cause. “Sono giovanissimi, hanno anche 10 anni”, dice Olga Sanchez Martinez, direttrice dell’Ospizio Jesus del Buen Pastor per il ricovero dei mutilati. “Hanno avuto un’infanzia difficile che li ha portati a delinquere. A volte arrivano qui da noi perché cadono dal treno assieme ai migranti che cercano di rapinare, ma noi li curiamo tutti senza fare differenze”.
E i risultati si vedono.
Come nel caso di Yamilet, giovane pluriomicida, che una volta entrata nel centro ha cambiato vita, per non tornare mai più nella banda.
Se poche e isolate sono le iniziative di assistenza privata, ancora più sporadici sono i progetti governativi di recupero. Uno dei pochi fortunati a farne parte è stato Allan, ex capo della Barrio 18 in tutto il Chiapas, un leader indiscusso che, dopo aver conosciuto Denice Lorena Lopez Solis dell’Istituto per lo Sviluppo Umano, un centro statale di assistenza sociale, ha trovato il modo di uscire dalla banda e ricostruirsi una vita.
Una volta riabilitato, Allan aveva cominciato a lavorare per l’IDH come mediatore, per offrire una possibilità di recupero anche ai compagni che erano ancora nella banda. Poi un cambio al vertice dell’organizzazione governativa ha rivoluzionato anche i progetti in corso.
Allan è stato licenziato e il suo importante lavoro si è interrotto.