Sinossi *: "Zona Monumentale" è un film costruito all’interno di un luogo di straordinario valore storico, artistico e iconografico: il Circolo Unione di Lucera. Questo spazio monumentale, storico punto di riferimento dei notabili della comunità e location per il cinema, esprime senso in particolare per una caratteristica: il suo essere un luogo rimasto sostanzialmente immutato nel tempo. Da quando fu fondato durante il fascismo ad oggi infatti il Circolo mantiene i suoi arredi, i suoi spazi, le sue consuetudini. Una condizione di stasi che diviene una sorta di metafora di una certa condizione dell’Italia interna, in particolare del meridionale: apparentemente immobili e ripiegati su sé stessi, in realtà questi luoghi sono allo stesso tempo come dei laboratori di comunità in cui quotidianamente si sperimentano forme di aggregazione alternative a quelle della monocoltura neoliberista del tempo iper-performativo e della piena identificazione della vita col lavoro. In questi spazi è ancora possibile una via meridiana all’esistenza, perché è ancora tollerato l’ozio come valore. Inconsapevolmente divengono sacche di resistenza. Nel dettaglio, il film procede per situazioni, momenti significativi in cui gli spazi del Circolo sono allo stesso tempo l’elemento unificante della narrazione e il vero protagonista. Le stanze del Circolo infatti interagiscono con una serie di figure archetipiche che fungono da esegeti dello spazio: presenze che raccontano lo spazio attraverso la propria sensibilità, fornendone una nuova decodifica con il loro attraversamento, in una sorta di esperimento di cinema di comunità, in cui le energie del territorio che in questo spazio monumentale e per molti aspetti respingente non hanno mai trovato un loro spazio, ora lo attraversano per lasciarvi un segno. Questo meccanismo allo stesso tempo narrativo e visivo culmina con la seduta in cui una giovane medium rievoca lo spirito di Massimo Troisi, che qui 35 anni fa ha ambientato il suo Le vie del Signore sono finite, e del cui spirito ancora sono intrise queste stanze, così identiche ad allora che quando vi si entra ancora oggi sembra sembra di essere nel suo film. Circondata di uomini che incuranti giocano a carte e a biliardo, la medium interroga l’autore partenopeo e attraverso le carte coglie le sue risposte. In questo senso il film vuol essere anche un omaggio estremo e paradossale all’imprescindibile artista partenopeo. Un omaggio totalmente scevro della retorica agiografica che spesso circonda la sua figura e che così poco si addice alla sua storia.