Sinossi *:
Il lungometraggio, regia di Alessandro Sammarra, vede protagonista una donna giunta dalla Provenza sulle tracce di Alarico.
La protagonista prende per mano lo spettatore e lo conduce attraverso un excursus lungo mille e seicento anni di storia, dalla discesa del re barbaro dall’isola di Peuce sino alla dipartita in terra di Calabria. Un itinerario attraverso i sentieri percorsi da Alarico alla ricerca dell’essenza di questo straordinario personaggio che osò assediare Roma e spingersi laddove altri non avevano mai osato.
La viaggiatrice esplora i meandri della città antica, ma non è tanto il famigerato tesoro ad attirare la sua attenzione (invero non vi fa mai direttamente menzione), quanto, piuttosto, le ragioni della storia, gli ineffabili meccanismi alla base dei corsi e dei ricorsi storici.
Molteplici, dunque, i piani di lettura che si disvelano allo spettatore.
Alarico, prima ancora che fiero condottiero, uomo che dalle rive del Danubio segue un disegno audace che lo rende libero di inoltrarsi sino alle fertili terre di Calabria dove il destino lo coglie impreparato.
La misteriosa donna francese, animata dal desiderio di ripercorre l’animus del fiero re barbaro, che si addentra nei meandri della storia, degli ingranaggi che hanno segnato il destino dell’umanità, e in tal modo, quasi inscientemente, ridiscende nella sua interiorità attraversando un intricato labirinto introspettivo.
La figura della protagonista appare, dunque, sublimata sino ad assurgere a voce narrante, a Io che si interroga sulle fragilità, caducità e debolezze dell’essere umano, nella spasmodica ricerca dell’identità, di quell’impronta che rende gli esseri umani unici e irripetibili.
D’un tratto, quasi come risucchiata nel vortice della storia, la misteriosa donna francese riacquista concretezza, seppure avvolta da un’evanescente alone ancestrale. La protagonista, che nell’autunno della sua vita aveva attraversato tutte le tempeste per porsi sulle tracce di Alarico, altro non è che la trasfigurazione della Nobilissima, Galla Placidia, creatura femminile che seppe guidare un impero e fuorviare un tanto astuto quanto invaghito Alarico.
Ecco il motivo del continuo vagare, dei déjà vécu, del fare ritorno nei luoghi appartenuti ad un passato lungo mille e seicento anni di storia.
La protagonista, al pari di Ulisse, affronta il tema del ritorno incompiuto, perché come un ramo la corrente impetuosa la trascinò sino in Provenza, ostaggio di un altro destino, quello che la voleva sposa di Ataulfo.
Galla Placidia e la parusìa, la fenomenologia di un eterno vagare dello spirito per fare ritorno sulle ataviche radici del passato.
Come lo scorrere lento e incessante del fiume, la storia si ripresenta e con essa le angosce e i turbamenti dell’animo umano. Le sue acque lambiscono le rive dell’esistenza languide come il ricordo, struggenti come il rimpianto. Il fiume, il fluire degli eventi, la nascita, la vita e la morte.
Alarico, simbolo della leggenda a cui i popoli affidano la memoria imperitura, rappresenta in primis l’uomo ed è nella sua umanità che la protagonista riscopre se stessa e le sue radici.


Riprese:
Marcello Vocaturo

Consulente Tecnico:
Costantino Sammarra

Segretaria di Edizione:
Maria Romina Calabrese

TRAILER

FOTO




Note:
Eppure le pietre vibravano sotto i miei piedi, sembrava volessero raccontarmi qualcosa, storie tramandate di generazione in generazione al cui richiamo non riuscivo a sfuggire...
Il mito e la leggenda di Alarico
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Alarico è il fiume impetuoso della leggenda che racchiude e custodisce la storia dei popoli, le svolte epocali che hanno segnato il corso dell’agire umano.

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