Sinossi *: C'era una volta paese di mare, abitato di pescatori. Gente tranquilla e silenziosa, che viveva le giornate nella routine della pesca e della vendita del pesce. Nel paese c'era un castello con una torre che dominava sul mare e sul paese stesso. C'era è c'è ancora, ma sembra deserto e vuoto. I paesani evitano quasi di girare lo sguardo verso la torre. E quando lo fanno, corrugano la fronte e sui loro volti si dipinge un'espressione preoccupata. Sofiane e la bella Jazira hanno comprato il castello e sembrano voler ricominciare una nuova vita felice, tagliando i ponti con il passato. Sofiane compra una piccola barca da pesca e si dedica a ciò che preferisce. Passa le notti al largo e a pescare. Non pesca pesci, però. Stranamente, nelle sue reti, non rimangono intrappolati che oggetti. Oggetti dal passato. Un passato che sembra voler ritornare prepotentemente a galla. Sofiane, tutte le volte, ributta in mare il suo passato e torna al castello. Fino a quando una notte riesce a pescarne uno, seppur strano: è luminoso, enorme ed inquietante. Uscito dall'acqua si dibatte come un dannato per liberarsi delle reti. Poi si mette a urlare. Urla strazianti e quasi umane, femminili... poi vomita nelle mani di lui tre strane pepite che sembrano pulsare di luce. Il pesce muore e le pepite, che illuminavano il suo corpo, si spengono. Sofiane ributta il cadavere del pesce in mare e sta per fare altrettanto con le tre pietre, ma ci ripensa e se le porta alla torre, donandole a Jazira, che adesso è incinta di alcuni mesi. Appena la donna prende le pietre tra le mani, queste sembrano tornare debolmente a brillare. Lei sembra morbosamente attratta da esse. Non se ne vuole più separare. Dice che sono un dono delle Sirene. Ne fa una collana e se le mette al collo, senza mai separarsene.