Sinossi *:
20 giugno1980. Una data da scolpire nella memoria della lotta alla ‘ndrangheta. Giovanni Losardo, segretario capo della Procura della Repubblica di Paola, assessore alla Pubblica Istruzione ed esponente del PCI di Cetraro, viene raggiunto da quattro colpi di fucile esplosi da un commando che si accosta alla sua 126. Muore il giorno dopo. Dopo aver fatto in tempo a denunciare chi lo ha ucciso: “Tutta Cetraro lo sa.” Già. Lo sapeva e sicuramente lo sa tutt’ora. Ma nel processo la verità non verrà mai fuori. La storia di Giovanni Losardo è una storia nobile, di quella parte della Calabria che viene poco raccontata. Di un uomo che ha percorso gli anni più importanti della Questione meridionale. Dalla lotta dei contadini per la conquista delle terre nella neonata Repubblica, agli anni di piombo. La storia di uno studioso di Marx, del comunismo e di quell’idea giusta di uno Stato che deve funzionare. Vince un concorso come cancelliere e si fionda nella Procura di Paola, poco lontana dalla sua Fuscaldo e soprattutto lontanissima dalle tracce del grande San Francesco, rimasto rintanato solo nelle chiese e nei conventi. Questa è la terra del pesce, del mercato, degli interessi malavitosi. E lui, da fiero e acuto osservatore della realtà, sa che il silenzio può essere più colpevole dell’azione. L’accusa può smuovere le coscienze. Lo vediamo sbracciarsi durante i consigli comunali, prima da sindaco e poi da assessore ai Lavori pubblici, infine da assessore all’Istruzione. Scrivere a Pietro Ingrao. Animarsi con i suoi compagni durante i discorsi di Berlinguer. Ma anche leggere la Divina Commedia di Dante ai figli per farli addormentare. Ascoltare Luigi Tenco, organizzare un convegno in suo onore e cibarsi della rivoluzionaria pedagogia di Don Lorenzo Milani. Un calabrese eccezionale. Una vita intensa, vissuta per amore della sua terra. La storia di un sognatore. Che sognava una Calabria non solo bella: con la sua natura, la sua storia, i suoi monumenti, la sua Sila. Più giusta e autentica. Ma anche più coraggiosa.
Se la morte di Falcone Borsellino ha dato l’avvio alla lotta alla mafia e al movimento antimafia in Sicilia e nel mondo, in Calabria non è mai esistito un movimento anti -‘ndrangheta, risucchiato da quello più generale contro la mafia. Eppure, c’è una differenza fondamentale tra i due tipi di AntiStato. Tanto che Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro, principale nemico delle cosche calabresi e dei loro affari nel mondo, non si stanca mai di evidenziarla. Non per nulla la ‘ndrangheta, conti alla mano, è la più potente organizzazione criminale del mondo. La ‘ndrangheta non è parallela allo Stato come la mafia, la ‘ndrangheta è dentro lo Stato. Giovanni Losardo rientra a pieno diritto tra le prime vittime di Stato. Prima di Falcone e Borsellino, e prima ancora dell’escalation dei clan nel Nord, in Europa e in America latina, maggior produttore mondiale del traffico di stupefacenti. Sono passati esattamente quarant’anni dalla sua morte. Quarant’anni di silenzio, nel tribunale che non ha ancora scoperto il colpevole e nel tessuto sociale di Cetraro e della Calabria. Un silenzio alimentato dal familismo della ‘ndrangheta, la cui forza è il sangue che lega i suoi appartenenti. Sangue e interessi che impregnano anche le pietre. Ecco perché la storia di Giovanni Losardo, cancelliere della Procura di Paola, esponente di primo piano del Pci calabrese, merita di essere conosciuta. Per fare breccia in quel muro di silenzio e di omertà – vero polo dialettico della mafia calabrese – che ancora oggi detta legge in molti ambienti della Calabria nel mondo.


Casting:
Francesca Marchese

Location Manager:
Francesco Mollo

Produttore Esecutivo:
Fabrizio Nucci

Produttore Esecutivo:
Nicola Rovito

Produttore Esecutivo:
Andrea Solano


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